martedì 23 dicembre 2014

# 4: influenza messaggera

Caro Diario,
  l'inverno è arrivato.
  Dal punta di vista geografico, meteorologico e medico. Sì, anche medico: sono a casa con l'influenza.
  A casa, in realtà, ci sono sempre: ti ricordi? se piove, se ghiaccia, se nevica, se, se, se - non guido. Rimango quassù, appollaiata a metà collina, orizzonte zero, vivacità nulla. Se non ci fosse internet mi sentirei un eremita. Se ci fosse un buon servzio di trasporti pubblici mi sentirei meno isolata dal mondo. 
  Discorso vecchio di due anni, ormai. Vecchio, ma sempre attuale.
  Dicevo: sono a casa con l'influenza. Io, che non esco mai (e se esco per sbaglio indosso lo scafandro), ho preso l'influenza. Leggera, pochi giorni e poche linee di febbre, ma tanta sinusite, tanta pressione bassa, tanti chili persi (euuiua).
  Non prendo mai l'influenza, al massimo un raffreddore un po' testardo. Guarda caso, proprio quest'anno, che dopo secoli decido di regalarmi delle golose vacanze invernali, me la becco. Proprio quando smette di piovere, il cielo è di un blu chiaro cristallino, il sole alto per quanto gli riesce, Pagnottella è piena di benzina e io scalpito per uscire. Grrr.
  Ancora una volta il corpo mi lancia chiari segnali di "stop" e io mi arrendo docilmente: prometto di prendermi cura di me, di riposare, di lasciare i pensieri in libertà, di sospendere ogni attività lavorativa e di godermi le vacanze.
  Ci vediamo tra un paio di settimane o giù di lì, mio caro Diario: buon riposo anche a te.

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Julia Cejas

(-8; determinazione: buona; umore: buono; sorriso del giorno: buone vacanze!)

mercoledì 17 dicembre 2014

# 3: scienza, fede e magia

Caro Diario,
  ogni tanto ci permettiamo di folleggiare.
  Be', sì, cena fuori e cinema per noi è far faville, visto che solitamente passiamo i sabati sera a casa - cosa a cui mi sto abituando troppo pericolosamente.
  Andiamo al cinema per vedere Magic in the Moonlight di Woody Allen. Non sono una fan di Allen, anzi fino ai venti-e-passa anni non lo sopporto. Poi mi capita di andare al cinema con un'amica e il film proiettato è La dea dell'amore: rido con le lacrime agli occhi come mai mi capita prima.
  Non conosco molti dei suoi film, ma adoro la sua ironia pungente e intelligente.
  Perciò Magic in the Moonlight. Certo il secondo spettacolo (a cui non siamo assolutamente abituati) e la pancia strapiena di buon cibo non gioca a suo favore: il film non ha un ritmo scoppiettante e la trama è lineare e semplice. Però...!
   Però Colin Firth...! Però il sud della Francia...! Però le musiche anni Venti...! Però i vestiti e i gioielli d'epoca...!
  Anche solo per questa manciata di "però...!" vale la pena di vedere il film (Colin Firth in grande schermo è tutta un'altra cosa che dalla tv di casa). Ma ce n'è un altro: la morale del film.
  Non ci sarà mai tregua nell'eterna lotta tra scienza e fede, mai. Né l'una, né l'altra potranno mai attribuirsi la coppa del vincitore. Ma a vincere è e sarà sempre la magia dell'amore.
  Ahhh. Gran sospiro compiaciuto.
  Può sembrare una banalità, ma ricordare a se stessi che non si è solo o ragione allo stato puro o fede imperitura è un gran passo avanti. Ci riporta alla nostra semplice - e a volte opaca - vita quotidiana e a quei sorrisi, gesti e parole che, buttati lì all'improvviso, ci fanno sentire amati e magicamente felici.
  Per esempio il Baldo che s'addormenta sulla pallina che gli ha regalato il suo migliore amico. O il "servizio taxi" per assecondare la mia paura di guidare con la pioggia. Oppure una confidenza fatta col cuore. Un regalo talmente enorme da non riuscire a contenerlo nella mia testa. O un pacco scoppiettante di gioia da una cara amica... Senza mai fine.  
  Devo ricordarmene più spesso, mentre sono impegnata a dirigere l'orchestra della mia vita: la magia è nell'aria ed è fatta di piccole cose che racchiudono un mondo di grandi cose.

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  Bene. Ora vado a mangiare uno yogurt, così ristabilisco il Ph naturalmente acido del mio animo.

(-14; determinazione: assonnata; umore: vaporoso; sorriso del giorno: Magic in the Moonlight!)

venerdì 12 dicembre 2014

Chez moi: un bicchierino di rosolio, per favore

Caro Diario,
  non scuotere la testa, dai!
  Con tutte le ricette nuove che imparo in questi mesi di dieta ferrea, preferisco parlare di un liquore. E allora? Cosa c'è di male? Un liquore che, tra l'altro, non potrò bere fino alla fine della dieta, cioè tra n chili, cioè tra n mesi di privazioni.
  In effetti mi sto fregando con le mie stesse mani.
  Ma: ricevo in dono un mazzo di rose, sette rose rosse lunghe e dai petali vellutati. Non so cosa farmene, giuro: le metto in un vaso alto e aspetto che abbassino il capo e tristemente esalino il loro ultimo respiro. Io e la vegetazione non andiamo d'accordo - a meno che non sia commestibile, e allora la mangio.
  Quando le rose iniziano a chinare il capino, ho un'illuminazione improvvisa (ultimamente ne ho poche poche, meglio coglierle al volo): le trasformo in rosolio!


  È da anni che vorrei provarci, ma non c'è mai l'occasione (o la pianta) giusta. Ricordo quando la nonna apriva l'anta a vetri del buffet, ne estreva due bicchierini, una bottiglina di vetro sottile e versava questo liquido profumato di fiori e dalle delicate sfumature pastello. Non so se mi piace di più il ricordo del sapore o il ricordo di questi gesti, conditi sempre da un sorriso o una risatina sottile.
  Fatto sta che preparo il rosolio: 
  1. decapito le rose con un colpo di forbice: zac!
  2. tolgo uno dopo l'altro i petali a ciascuna rosa - fanno un rumore ovattato, come un trap sommesso e rassegnato - fino a che non rimane solo il centro colmo di piccoli semi
  3. peso i petali vellutati: sette rose corrispondono a 100 gr 
  4. pongo una manciata di petali nel mortaio e inizio a pestare: che sorpresa! Mi aspettavo un profumo dolciastro, invece ne scaturisce una sottile fragranza pungente, che sa di corse nei prati, di capelli al vento e risate gioiose
  5. una volta pestati tutti e ridotti in poltiglia, li travaso in un barattolo di vetro e li copro con 450 ml di alcol a 90° 
  6. chiudo il barattolo ermeticamente e lascio riposare il tutto in un luogo buio e fresco
  Tra dieci giorni preparerò lo sciroppo con 400 gr di zucchero e 300 ml d'acqua, e quando si sarà raffreddato lo verserò nel barattolo di vetro. Chiuderò di nuovo il barattolo e lo lascerò riposare per altri quaranta giorni. Infine, filtrerò il liquore e lo verserò in una bottiglina di vetro sottile e lo degusterò.
  In ricordo di quei pomeriggi di studio a casa della nonna. Prosit!

(-19; determinazione: leggermente distratta; umore: leggermente assonnato; sorriso del giorno: rosolio!)

mercoledì 10 dicembre 2014

# 2: penzieri (pensieri di panza)

Caro Diario,
  oggi son filosofica.
  Ho letto un articolo che mi ha fatto pensare. Non so se i miei pensieri vanno nella direzione suggerita, ma nascono all'improvviso e svolazzano nella testa sbattendo le ali contro altri pensieri più seri e altri più sfavillanti. 
  Se ho ben capito, "l'esperienza più intima è non sapere", non controllare la mia vita, non piegarla al mio volere, ma lasciarla fluire così come si dipana, nel bene e nel male. Solo così la si può assaporare fino in fondo.
  Per metà della mia vita procedo seguendo un programma elaborato già a otto anni: cinque anni di elementari, tre anni di medie, cinque anni di liceo classico, cinque anni di università, tre anni di specializzazione, lavorare. Fare quel che ho sempre desiderato mi rende felice.
  Per l'altra metà della mia vita sgarro: perdo la bussola, dimentico il programma, mi uggia, mi sta stretto. Esco dal mondo dorato e mi ritrovo in quello vero: molto, ma molto diverso. Accattivante, sorprendente, faticoso - certo - ma a suo modo sfavillante.
  I miei viaggi da fisici diventano mentali, supero paure e blocchi come mai avrei osato, divento amica di nemici ostinati, scopro i miei limiti e li supero. Non mi sento felice, ma a tratti orgogliosa di me. A tratti.
  È vero, vivere la vita come un surfer sulla sua tavola dà un senso d'appagamento. Ma dove sto andando? Dove vado, ogni giorno? Ovunque e in nessun posto: colgo tutte le opportunità che la vita mi offre, m'imbarco in avventure entusiasmanti, mi illudo di aver trovato la strada giusta e poi, appena ne son convinta, la strada si blocca contro un muro.
  Mi fermo un attimo e medito. 
  Forse, per me, il controllo non fa bene. Forse, per me, ignorare non fa bene. 
  Qual è la via giusta? Un giusto mezzo, come dicono i saggi? 
  Forse, per me, quel che fa bene è continuare a conoscere me stessa, nel bene e nel male, non perdere il sorriso (ironico) e tracciare una sottile linea che mi porti là dove so di voler andare e a cui aggrapparmi quando sono a rischio di scivolata.  

Gustavo Vieira Dias

(-21; determinazione: ferrea; umore: soleggiato; sorriso del giorno: penzieri!)

giovedì 4 dicembre 2014

# 1: si ricomincia!

Caro Diario, 
  hai notato?
  Si ricomincia con la settimana #1 e con un nuovo conto alla rovescia. Si va sempre avanti, dritti - più o meno - alla meta. E se poi si devierà dalla strada, spero almeno che sarà molto divertente.
  Questa settimana è pienissima: 
  • lunedì scrivo scrivo scrivo, ma sulla nuova poltrona da ufficio (basculante, rotante, regolabile in altezza e in similpelle nera: roarrr) la schiena ringrazia - poi spesa e tai-chi
  • martedì preparo la borsa e prendo il treno per Torino: libri, lane, aperitivi, amici da incontrare - insomma, dispiaciuta di lasciare  marito e canide, ma contenta degli incontri cittadini
  • mercoledì seguo un convegno in città e poi torno all'ovile
  • giovedì scrivo scrivo scrivo - e tai-chi
  • venerdì scrivo scrivo scrivo  - e puliamo casa (ohibò)
  • sabato termino di organizzare la camera (non mia!) - adrenalina a livelli altissimi
  • domenica lunga passeggiata in famiglia, un tè caldo con una fetta di torta e tanto riposo
  Mica male. Dici che ho dimenticato qualcosa, tipo il Punto Della Situazione? Posso solo dirti che procedo: metà lavanderia è riorganizzata e mi si è accesa una provvidenziale lampadina per riorganizzare anche l'altra metà. Quindi il Nuovo Piano D'Attacco non può essere altro che:

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(-28; determinazione: in buono stato; umore: positivo; sorriso del giorno: settimana piena!)

lunedì 1 dicembre 2014

Un mese di libri moltipllicato due: ottobre e novembre in giallo

Caro Diario,
  i gialli sono la mia passione. 
  Non ne conosco molti, sono affezionata a pochi autori (Agatha Chrisite su tutti) e raramente riesco a trovare nuovi giallisti che mi convincono.
  Le rare volte che provo ad avventurarmi in quelle che per me sono novità, rimango delusa: trama debolissima, finale sgonfio, incomprensione dei dialoghi (odio quando a un certo punto non si capisce più chi dice cosa e devo ritornare indietro e contare le battute), misteriose divagazioni "a effetto", oscurità totale su tutto ciò che sta succedendo.
  Ma quando un autore mi conquista, è fatta: rimarrà per sempre nella mia libreria, sezione Gialli, e le sue pagine saranno tra le più sgualcite.
 
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  Il mistero di rue des Saints-Pères, La donna del Père-Lachaise, Il delitto di Montmartre, L'Assassino del Marais, Il rilegatore di Batignolles di Claude Izner
  Li vedo la prima volta in una libreria della stazione Centrale di Milano, mentre aspetto il treno. Mi attirano per i loro titoli, per l'ambientazione nella Parigi di fine Ottocento e per il fatto che l'autrice non si chiama davvero Claude Izner. Anzi, l'autrice non è davvero un'autrice, ma due autrici. Claude Izner, infatti, è lo pseudonimo che due sorelle scrittrici e libraie usano per firmare  una serie di libri gialli. Poi li incontro di nuovo durante una cena del Club Rosa delle Prime Donne e mi vengono prestati, uno dopo l'altro, una settimana dopo l'altra. Mi piacciono così tanto, che decido di comprarli: non possono mancare nella mia libreria. La trama dei libri è sempre avvincente e lega con un filo sottile i fatti criminali con la vita privata dei protagonisti - che sono tratteggiati con vivacità e con una sincerità lievemente spietata. Tra tutti quanti, i miei preferiti sono Tasha Kherson, giovane pittrice russa in cerca del proprio stile personale, e Kenji Mori, libraio giapponese, socio dell'investigatore dilettante Victor Legris.

  Un delitto avrà luogo, Miss Marple: Nemesi, Miss Marple e i tredici problemi di Agatha Christie
  Adoro Jane Marple, rileggo sempre volentieri le sue indagini. Di lei amo l'arguzia, la vaporosità dei suoi scialli di lana, il ticchettio dei ferri da maglia e, soprattutto, il suo interesse per la natura umana. Nemesi è forse uno dei suoi libri che preferisco: per l'atmosfera triste e dolorosa che lo pervade, o per l'architettura studiata fin nei minimi dettagli da un vecchio amico appena morto, sicuramente per il desiderio di verità e giustizia che accompagna sempre questa vecchia signorina. Il mio proposito è quello di leggere tutte le indagini di Miss Marple, rigorosamente in ordine cronologico - mi piace seguire l'evoluzione dei personaggi durante la loro vita -, e bearmi della sagacia e della fine ironia che caratterizzano questa investigatrice del genere umano.

(-30; determinazione: attiva; umore: positivo; sorriso del giorno: ho per le mani un nuovo caso di Victor Legris!)

lunedì 24 novembre 2014

# 52: caro Diario, buon compleanno

Caro Diario,
  buon compleanno!
  Sono due anni ormai che ci facciamo compagnia, io ne combino una nuova al giorno e tu ascolti leale senza mai giudicarmi. 
  Due anni: cresciamo assieme, lasciamo la nostra ingenuità iniziale, la paura si scioglie pian piano, continuiamo a sorridere - a volte con amarezza, o un filo di tristezza, a denti stretti. Ma cerchiamo sempre un motivo per sorridere, anche quando di voglia non ce n'è.
  Due anni in cui ci aspettiamo La Rivoluzione - che non arriva mai mentre l'aspetti, e quando ormai ti sei scordata di lei, giunge volteggiando sulle punte con grazia e leggerezza, ti avvolge in un velo d'organza e sussurra nell'orecchio: "Sono qui". A un certo punto, in questi due anni, chiudiamo gli occhi, arginiamo la tristezza, guardiamo il nucleo del nostro essere e capiamo. Perché non si può andare dove non si sa, bisogna aver chiara la meta per poterci arrivare.
  Ora procediamo, ancora insieme, su una strada nuova: anche grazie a te, mio caro Diario, e alla tua fiduciosa presenza s'è accesa qualche luce e io mi sento già un po' più Splendente.
  Per i tuoi due anni ti regalo una veste nuova e più allegria, per i miei Q+ mi regalo una promessa rinnovata - persa e ritrovata:
Prometto di volermi bene, di amarmi e rispettarmi.

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 Non sai che regalo farmi, mio caro Diario? Ecco, ci sarebbe quel contrattino con la casa editrice... 

(-6; determinazione: vigorosa; umore: romantico; sorriso del giorno: buon compleanno!)

giovedì 20 novembre 2014

Acqua e pennelli

Caro Diario,
  non puoi immaginare.
  Il tavolo della cucina è pieno di fogli, pennelli e macchie d'acqua colorata. Manca solo un cartello che dica: "Attenzione, genio all'opera!" e il quadro è fatto.
  Quadro... schizzo pasticciato, piuttosto. Va bene, te la racconto: sono iscritta a un corso di acquerello - uno di quei corsi miracolosi che si svolgono a pochi passi da casa, e che anche solo per questo devono essere categoricamente frequentati.
  Il fatto è che da una quindicina d'anni mi sono incapricciata di acquerelli: ho ancora davanti agli occhi dei dipinti semplici e bellissimi (quasi tutti uguali, in verità: cielo, mare e spiaggia) e nelle orecchie la mia voce che dice: "Prima o poi anch'io!"
  Quel prima o poi è arrivato. Ora mi chiedo se mai riuscirò a dipingere qualcosa di semplice e bellissimo passabile. Perché desiderare una cosa è un conto, ma essere capace di farla è un altro. E per capire la pittura bisogna avere quel certo non so che - che io evidentemente non possiedo.
  So dipingere un'atmosfera con le parole, ma con colori e pennelli temo di no.
  1. Conosco solo la teoria dei colori. Primari, secondari, complementari, grigio, nero, bianco, marrone. Tutta teoria - dicevo - e zero pratica.
  2. Pur conoscendo la teoria, non so come ottenere il grigio, né come scurire un colore (senza usare il nero, che è il diavolo).
  3. Conosco la teoria delle ombre, con la china e il puntinato nel disegno tecnico archeologico ero piuttosto brava. Ma non riesco a capire come funziona coi colori, il cervello mi si fonde.
  4. Non capisco perché siano necessari tutti quei pennelli: piatto grande, piatto medio tagliato obliquo, a punta tonda, a punta conica, a punta fine. A cosa servono? Effetti? Ah...
  5. Non so quale pennello usare, ovvio.
  6. Come funziona l'acqua sui colori? Perché se spennello verso destra mi si forma una macchia più scura alla fine della pennellata? Come faccio a convincere il colore ad andare dove desidero? Come faccio a capire dove desiderare di mandare il colore? 
  7. Non sono in grado di "vedere" l'immagine finale. L'arte non è la rappresentazione della realtà? La mia realtà è meno reale dei bufali dipinti nelle caverne dagli artisti preistorici, è deprimente.
  8. Non riesco a sopportare di non saper fare una cosa. Diamine, l'acquerello è colore più acqua, perché non riesco a capirlo?
  Perciò decido di smettere di torturare il foglio e di prendere confidenza con gli attrezzi. Inizio col primo passo: fare la conoscenza con i colori.

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  Apro la mia scatoletta bianca contenente dodici colori a cubetti (mi dicono che si chiamano godet), afferro il pennello a punta piatta obliqua e inizio a spennellare: rosso Magenta, rosso carminio, rosso di cadmio, giallo primario, giallo di cadmio, giallo ocra, ciano, blu oltremare, verde chiaro (il nome vero mi sfugge), verde smeraldo, terra di Siena e terra d'ombra bruciata.
  Sono bellissimi! Per i miei dipinti (?) userei solo i tre rossi e i due verdi, il magenta è il mio preferito in assoluto.
  Poi faccio un esperimento per ottenere il grigio: come mi ha suggerito questa mattina la mia amica Piera, prendo un po' di blu oltremare e un po' di arancio (decido che il rosso di cadmio è un arancione) e provo. Sovrapposti danno un coloraccio marrone poco definito, mescolati un bellissimo grigio caldo, tendente al violetto - sembra quasi il colore di casa nostra. Eureka!

(-10; determinazione: pericolosa; umore: zot! sorriso del giorno: a denti molto stretti)
  

lunedì 10 novembre 2014

# 50: piccoli successi (si spera non momentanei)

Caro Diario, 
  non ridere per favore.
  Sto per confidarti un piccolo segreto: a casa nostra stiamo sperimentando la Riorganizzazione Familiare. Ormai siamo fuori dal periodo di prova e posso dire che funziona!
  Non hai alcuna idea di cosa possa essere? Te lo spiego.
  Gli esseri umani della nostra famiglia tendono a considerarsi due anime solitarie - legate da un profondo e sincero affetto, ma con tutte le cattive abitudini della "singletudine". Non è del tutto colpa loro, be', non fino in fondo: due lavori diversi con orari opposti e una casa fagocitatrice di tempo libero e di energie giocano un ruolo piuttosto importante.
  Fatto sta che i suddetti sono stanchi di questa esistenza leggera e a tratti inconsistente. Sono stanchi di trascinarsi a fine giornata con l'unico pensiero fisso sul lavoro. Sono stanchi di correre come disperati nel fine settimana a ripulire casa, fare la spesa e sperperare il tempo rimasto alla ricerca di qualcosa da fare. Ma, poiché da soli non sono in grado di correre ai ripari, hanno bisogno di... regole!
  La nostra riorganizzazione si basa su due regole fondamentali:
  1. durante la settimana si pulisce casa, si fa la spesa, si smette di pensare al lavoro all'ora del tè e si decide come divertirsi nel finesettimana. Assolutamente vietato lavorare la sera.
  2. nel fine settimana ci si dedica solo ed esclusivamente a qualcosa di ricreativo: passeggiate, gite in moto, chiacchierate con amici, riposo, mostre, eventi, cinema e via dicendo - insomma, tutte cose che ricaricano le energie e danno un senso alla settimana. Assolutamente vietato lavorare.
  Su queste due regole ferree organizziamo la nostra settimana:

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  Per ora funziona. All'ora della merenda il marito rientra a casa, io concludo il lavoro e il Baldo si sveglia dal suo lungo pisolino. Dopo una pausa ristoratrice siamo pronti per le nostre attività: in questo modo solo due giorni su sette sono un po' noiosi (il lunedì e il venerdì), ma tutti gli altri filano lisci e sereni.
  Quindi il Punto Della Situazione può dirsi molto positivo: non solo la riorganizzazione familiare sta funzionando e ci rende molto più felici, ma sto anche rivoluzionando la lavanderia! Sono solo all'inizio, ma già si vedono delle belle cose (nel senso che finalmente riesco a vederle una a una, e non più ammassate in un groviglio mostruoso).
  Il Nuovo Piano D'Attacco per questa settimana sarà semplice semplice: continuare in questa direzione.

(- 20; determinazione: celo; umore: buono; sorriso del giorno: evviva la riorganizzazione familiare!)

mercoledì 5 novembre 2014

Gomitoli raminghi e sfumature di colore {u.f.f.a.}

Caro Diario,
  questa è una storia vera.
  Conosci Monila, vero? Quella ragazza dal cuore e dalle mani d'oro, con un senso dell'umorismo sottile e un sorriso che allontana le nuvole... Ecco, proprio lei. Ci capita spesso di chiacchierare della nostra quotidianità, dei desideri, dei dispiaceri, dei nostri due cani - Barone & Baldo, che accoppiata!
  Grazie a una di queste chiacchierate spunta di nuovo la voglia di prendere i ferri da maglia e tricottare un po'. È da qualche anno che non lo faccio, ma è proprio come andare in bicicletta: mentre monto i punti sul ferro tremila ricordi scorrono davanti agli occhi come un vecchio film. La nonna che m'insegna le basi, il gilet che quella volta al mare finisce per me (e che ancora conservo), la cesta con lane, ferri e schemi a casa della mia amica, la poltrona gialla e la stufa beige di fronte a cui tricotto invece di studiare... Tantissimi ricordi, tutti in un lampo.
  
sorrisoa365giorni-tricot-cappuccio

  Ogni nuovo progetto, per me è un divertimento. Quindi prendo due gomitoli di lana baby lilla e un gomitolo di lana colorata da lavorare assieme, seguo lo schema su Peggy Journal di settembre/ottobre e inizio il cappuccio. Ogni tot ferri cambio il colore del gomitolo singolo: dai rosa agli arancio e poi al giallo, tanti colori diversi ma in gradazione e uniti dal lilla.

sorrisoa365giorni-tricot-cappucciofinito

  È la prima volta che sperimento questa tecnica melange e il risultato mi piace molto, sembra un'aurora. Pare che il cappuccio piaccia anche a chi lo indosserà.

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Foto di Monila Handmade

(-25; determinazione: un po' impigrita, ma poco poco; umore. roseo, nonostante il grigiore là fuori; sorriso del giorno: tricottare!)
 

lunedì 3 novembre 2014

# 49: si ricomincia!

Caro Diario,
  inutile tergiversare.
  Delle vacanze non si sente più il profumo, l'estate è cancellata dalla pioggia, il buio arriva presto e la casa implora pietà.
  Va bene, va bene. Va bene: non ho più scuse, riprendo in mano i lavori da dove li ho abbandonati mesi e mesi fa: ricomincio dalla lista delle cose da fare e procedo con metodo. Il ripostiglio è fatto (anche se ho già in mente un paio di cambiamenti), ora tocca alla lavanderia.
  In realtà son contenta di ricominciare da capo. In questi ultimi mesi, infatti, mi capita una cosa molto strana: mi disamoro della nostra casa. Non ho più voglia di pensare a lei, non ho più voglia di stare con lei. Voglio solo evadere e andarmene lontano. Di pensare solo a me stessa, a nuovi progetti e a nuove prospettive.
  Ma sono di nuovo qui, più presente a me stessa di quanto fossi prima, con nuovi progetti avviati e altri che rimbalzano nel cervello come palline colorate. Le nuove prospettive, be', ancora non ci sono, ma non smetto di sperare.
  Perciò, senza indugi, ecco il Nuovo Piano D'Attacco:


(-27; determinazione: carica; umore: opaco; sorriso del giorno: si ricomincia!)

venerdì 31 ottobre 2014

Un mese di libri (moltiplicato due): agosto e settembre - seconda parte

Caro Diario,
  lo so sono un po' in ritardo.
  Oggi è l'ultimo giorno di ottobre e io ti scrivo dei libri letti a settembre. Tutta colpa del tempo che scivola via senza che io me ne accorga
  In ogni caso, immagina una finestra aperta sul cielo e sulle onde del mare, i colori che cambiano al cambiar delle ore, l'aria fresca che entra e induce al sonno. Ecco, proprio in una situazione del genere leggere è l'occupazione più dolce.


  L'uomo che parla ai cani di Cesar Millan e Melissa Jo Peltier
  C'è chi lo ama e chi lo odia. A me piace quando racconta dei suoi errori e di come ha lavorato per migliorarsi. Parla di energia come linguaggio delle emozioni, di personalità calmo-assertiva e calmo-remissiva, di linguaggio del corpo, di psicologia canina, del potere del branco, dei diversi tipi di disturbi (aggressività, iperattività, ansia, ossessioni, fissazioni, fobie, bassa autostima). Dice quando ormai è troppo tardi recuperare un cane e come crescere, invece, un cane felice, sano ed equilibrato. E mentre leggo e m'interrogo sulle mie reali capacità di educare il canide di famiglia, il Baldo ronfa e russa come un falegname in segheria. Direi tutto bene.

  Voli acrobatici e pattini a rotelle a Wink's Phillips Station di Fannie Flagg
   Questa donna ha la capacità di scrivere libri intrisi di quella luce chiara e soffusa, quasi magica. Narra la storia di due donne e delle vicissitudini delle loro famiglie. Racconta come la vita tranquilla di Sookie cambi improvvisamente con l'arrivo di una lettera, e come la vita avventurosa di Fritzi si completi solo dopo l'arrivo di quella stessa lettera. Impossibile non sorridere di Sookie e del suo modo di affrontare il cambiamento, altrettanto impossibile non indignarsi con Fritzi e le altre donne pilota della WASP (Women Airforce Service Pilots), quando scoprono che il loro lavoro per l'aviazione militare statunitense durante la seconda guerra mondiale non viene riconosciuto.

  Gli occhi gialli dei coccodrilli di Katherine Pancol
  Il primo di una trilogia: in seicento pagine succedono talmente tante cose ai personaggi che mi chiedo, un po' ansiosa, cosa mai potrà capitare in altre milleduecento pagine. Non conosco la letteratura francese contemporanea, ma mi piace pensare che questo libro sia molto francese. Non riesco a smettere di leggerlo, voglio sapere come si evolve la vita di Joséphine. Il marito la lascia, la figlia maggiore la compatisce, la madre la disprezza, la sorella la sfrutta. Ma l'amica la sorregge, il cognato le dà un'opportunità e il suo lavoro, per cui tutti la biasimano, è il trampolino di lancio verso una nuova vita. Quando una donna si rende conto delle proprie capacità, riesce finalmente a prendere in mano la sua vita con sicurezza e a fare grandi cose.

  Breve storia del mondo di Ernst H. Gombrich
  Qualcuno potrebbe pensare che la storia dell'umanità raccontata in meno di trecento pagine, sia una "mappazza" terribile. Invece no, è un libro piacevole e avvincente per tutti - addetti ai lavori, adulti e fanciulli.  Da questo autore ho solo da imparare: innanzitutto la semplicità con cui sa esprimere concetti difficili, e poi l'umiltà con cui torna sui suoi passi e spiega di aver fatto degli errori di valutazione. Ma, come dice lui stesso: "Imparare la storia dai libri e viverla in prima persona sono due cose ben diverse".

  Come al solito, i libri che più mi affascinano sono quelli che parlano di trasformazione. E come l'amore (per la famiglia, per i cani, per sé stessi, per la verità) sia la chiave che mette in moto il cambiamento.

(0; determinazione: a gonfie vele; umore: solare; sorriso del giorno: trovare la chiave!)

lunedì 27 ottobre 2014

# 48: scrivo, ergo sum

Caro Diario,
  non ci sperare.
  È vero, non ti scrivo da almeno una settimana, ma non sono a corto di parole, anzi: ne ho fin troppe! Tantissime cose da raccontarti, moltissime emozioni da confidarti e pochissimo tempo per farlo.
  Questa settimana sarà indimenticabile: una nuova organizzazione familiare, il vento che sconvolge ogni piano, incontri che lasciano presagire novità allettanti, abbracci virtuali di amici veri, una nuova avventura nella blogosfera (e sono a quota tre: dopo di te, mio caro Diario, ci sono anche Ai quattro venti e Paroladordine!), sopralluoghi in una casa da riorganizzare, passeggiate in famiglia, notti insonni a pensare in grande, giorni assonnati a scrivere, scrivere, scrivere... 


  La sera sono stanchissima, dopo cena aspetto che il Baldo ci dia la buona notte (ha tutto un suo rituale: prende un po' di coccole da me, un po' dal marito, controlla che il guinzaglio sia al sicuro sull'attaccapanni, puoi si acciambella a cuccia e cade in un sonno profondo) per salire in camera, infilarmi sotto il piumone e spegnere le luci. Che nanna sia.
  Mi succede una cosa strana, però: la mattina mi sveglio e, invece di sbuffare e fingere di dormire, ho voglia di alzarmi e darmi da fare. Dici che non è poi così strano? Per me sì, non mi capita da tantissimo tempo - da più di dieci anni. Dai tempi in cui facevo un lavoro che amavo. Mi sembra, quindi, un ottimo presagio.
  Ora scappo: abbiamo cenato, il Baldo aspetta la sua razione serale di coccole e io già mi sento avvolta dal tepore del piumone. Buona notte, mio caro Diario, ci ritroviamo domani.

(-4; determinazione: buona; umore: roseo; sorriso del giorno: scrivere, scrivere, scrivere!)

lunedì 13 ottobre 2014

# 46: riabilitazione alimentare

Caro diario,
  chi ti scrive è una donna completamente nuova.
  Una che spera di non tornare indietro, ma di continuare ad andare avanti. E dove sto andando? Ora te lo dico.
  Sto andando in cucina a cuocere le verdure. Tante verdure. Una montagna di verdure. Etti ed etti di verdure. Glab.
  Ormai è da due settimane che, quasi senza pensarci, ho intrapreso il cammino della riabilitazione alimentare. Via cereali e legumi! Via patate! Via ogni dolcificante! Via grassi! Solo proteine magre magre, succhi di frutta 100% naturali, tanta acqua e verdura in quantità mondiale.
  Strano ma vero non sento la mancanza di dolci, non impazzisco per un piatto di pasta, non subisco la riabilitazione con dolore e sofferenza: voglio depurarmi e riattivare il mio metabolismo malconcio, perciò accetto quelle che prima avrei considerato privazioni inconcepibili.
  Pensavo di svenire dopo un giorno - soffro di ipoglicemia e ho sempre pensato che solo gli zuccheri a lento rilascio mi avrebbero salvato la vita. Invece no.
  Pensavo di sognare a ogni ora del giorno portate intere di torte, biscotti, creme al cucchiaio e gelati. Invece nemmeno un po'.
  Pensavo di fabbricare una bandiera bianca con la busta del minestrone surgelato, da sventolare dopo pochi giorni. Invece manco per niente.
  Sono ancora qui a ingollare porzioni da Obelix di verdure, accompagnate da carne senza grassi, formaggini light, yogurt con 0,1% di grassi (sbalorditivo, è più buono di quello normale!) e succo di ananas, tropicale e mela. 
  Sono diventata una donna nuova, che finalmente manifesta un po' di amor proprio. Probabilmente mi stan crescendo anche le radici sotto le piante dei piedi.
  Se non mi trovi in giro per casa, mio caro Diario, prova a fare un giro in giardino: potrei aver scavato una buchetta nell'orto ed essermi accomodata per bene come una zucchina.

snarkecards.com
(-18; determinazione: sbalorditiva; umore. buono, nonostante la pioggia; sorriso del giorno: la riabilitazione alimentare!)

mercoledì 8 ottobre 2014

Un mese di libri moltiplicato due: agosto e settembre

Caro Diario,
  qui si legge come ai vecchi tempi!
  Una pagina dopo l'altra, divoro libri come fossi in crisi d'astinenza - cosa impossibile, tra l'altro.
  Forse quel che in questi mesi abbonda, in particolare a settembre, è la serenità, l'assenza di tecnologie beffarde che bussano di continuo all'angolo del cervellino. Totale libertà, insomma, anche di leggere a più non posso.

   
  I Ching, a cura di Richard Wilhelm
  È da un po' che voglio approfondire la conoscenza del Tai Chi Chuan: quando nella mia vita entra qualcosa di nuovo, devo sapere da dove arriva e cosa fa.
  Agosto è il mese giusto, le lezioni sono finite e io non voglio perdere il contatto. Inizio a sfogliare un paio di libri sul Tai Chi Chuan e mi accorgo che il Libro dei Mutamenti - questa la traduzione italiana dal cinese I Ching- ricorre spesso. Corro subito a controllare nella libreria di casa: sì, la mia vecchia copia è ancora su uno scaffale! È lì da sempre (ormai non la consulto più) e la prima metà delle pagine è completamente intonsa. Lo afferro, lo apro e inizio a leggere.
  Non è una lettura facile, ma di sicuro molto coinvolgente: lo leggo e mi ritrovo indietro di almeno tremila anni nella raffinata saggezza degli antichi cinesi.
  La sua storia è complessa. Nasce come raccolta di segni oracolari: all'inizio c'erano solo due linee, una intera per il sì e una spezzata per il no; poi le due linee vengono raggruppate a tre a tre e la loro combinazione dà vita a otto trigrammi. I trigrammi sono delle immagini di ciò che accade in cielo e in terra. Sono immagini che mutano continuamente e, combinandosi tra di loro, formano sessantaquattro segni di sei linee ciascuno. Ma in questi esagrammi, le linee possono cambiare in base al loro carattere e mutare un segno in un altro.
  Il mutamento...
  Il principio fondamentale del Libro dei Mutamenti, infatti, è la legge del mutamento. E questo diventa chiaro quando, con i filosofi Lao-tsu e Confucio (qualche decennio prima dei "nostri" greci Socrate e Platone), l'I Ching non è più soltanto un libro oracolare, ma anche un libro di saggezza.
"Tutto finisce e scorre come questo fiume, senza sosta, giorno e notte", dice Confucio.  
"Il Tao è il Senso che segna il corso delle cose, è l'uno in tutto il molteplice", dice Lao-Tsu.
  Tutto ha inizio con una linea, che rappresenta in sé l'unità e nell'universo la dualità (sopra e sotto, a destra e a sinistra, davanti e dietro...) e quindi il mondo degli opposti: Yin l'oscuro e Yang il chiaro. Ma gli opposti non sono fermi, bensì mutevoli e continuano a mutare seguendo un senso ben preciso, il Tao.
  La persona saggia, quindi, consulta il Libro dei Mutamenti e legge le sentenze che danno voce alle immagini, indicando la salute o la sciagura di un'azione. Così crea il suo destino scegliendo come agire: sa distinguere, infatti, il modo d'agire giusto in armonia con il Tao dal modo d'agire sbagliato e sa mutare le proprie azioni per raggiungere il successo.
  Leggo tutto - il testo con nome, sentenza, immagine e spiegazione di ogni singola linea di ciascuno dei sessantaquattro esagrammi; i commenti elaborati dai saggi attraverso i millenni; le Dieci Ali, la più antica letteratura legata al Libro dei Mutamenti. Impiego un mese intero.
  Quando termino la lettura e ritorno nel presente, mi viene spontaneo un confronto tra questa antica e raffinata saggezza e l'immagine della Cina odierna. Sconcertante, e anche un poco triste - come per ogni civiltà che, a un certo punto, si ripiega su se stessa e lì rimane, mentre altro avanza.
  Leggo tutto e poi faccio una prova: domando al Libro dei Mutamenti quale sarà il futuro di una cosa che mi sta molto a cuore. Lancio le tre monete per sei volte di seguito, a ogni lancio segno su un foglio la linea a cui corrisponde e pian piano si forma un esagramma. Lo cerco nel testo, eccolo: Ta Yu, il Possesso grande, sublime riuscita.
  Mica male.

  Il Tao del Tai-Chi Chuan di Jou Tsung Hwa
  Mi butto a capofitto in questo libro. Voglio saperne di più, di quest'antica arte marziale cinese!
  L'autore è un docente di matematica e per motivi di salute inizia a praticare il Tai Chi Chuan. A furia di praticarlo, non solo riesce a curarsi, ma ne diventa anche un esperto maestro. Per questo scrive una sorta di manuale per far sapere cosa sia il Tai Chi Chuan, quali siano i suoi principi e come praticarlo.
  Ne racconta la storia: dal grande maestro Chang  San-Feng, alle famiglie di maestri Chen e Yang e Wu, che corrispondono ad altrettanti stili e forme (io seguo la forma Yang, la più popolare).
  Ne racconta i tre principi filosofici di base: la trasformazione dei trigrammi dell'I Ching, nel mutamento da una posizione all'altra senza soluzione di continuità; il diagramma Tai-Chi (è quel cerchio diviso in due gocce, una nera con la macchia bianca -Yin - e l'altra bianca con la macchia nera - Yang -), nell'equilibrio tra attività mentale e attività fisica; i cinque elementi della medicina (acqua, fuoco, legno, metallo, terra), nell'armonia del corpo per migliorare la qualità e la lunghezza della vita..
  Ne racconta l'allenamento speciale: gli esercizi dei cinque animali (Tao Yie), gli esercizi respiratori (Chi-Kung), la meditazione Tai-Chi, l'esercizio del bozzolo di seta (Chan-Ssu Chin), la spinta con le mani (Ti-Shou).
  Ne racconta i classici: la letteratura di riferimento antica di millenni che dà i principi guida del Tai Chi Chuan, come l'energia del respiro (Chi), il "serbatoio" del Chi posto nell'addome (Tan Tien), la mente (I), lo spirito (Shen), la forza interna che si sviluppa dai tendini in movimenti circolari (Chin), le tredici posizioni originarie del Tai Chi Chuan. 
  Ne racconta i livelli di pratica: gli stadi "uomo", "terra" e "cielo", divisi ciascuno in altri tre gradi, per nove livelli di abilità in tutto. A ogni livello si acquisisce un'abilità, necessaria per passare al successivo: dalla leggerezza a vuoto e immobilità, il più alto livello spirituale del Tai Chi Chuan.
  Naturalmente questo piccolo libro dice molto di più ed è molto più comprensibile mentre si fa Tai Chi Chuan. Domani ricomincio le lezioni e uno dei miei propositi è riprendere in mano questo libro così corposo e seguire i suoi insegnamenti.
  D'altronde, quando faccio una cosa che mi piace, mi piace farla per bene.

  Tredici saggi sul T'ai Chi Ch'uan di Cheng Man Ch'ing
  Per terminare la mia personale trilogia del Tai Chi Chuan, leggo questo librino che da qualche mese mi guarda con insistenza dal comodino.
  Anche Cheng Man Ch'ing, il "maestro delle cinque arti", inizia a praticare il Tai Chi Chuan per motivi di salute. Il suo maestro è il grande maestro Yang Cheng-fu, l'ultimo della famiglia Yang, e lui è il suo ultimo allievo. Scrive i Tredici saggi sul Tai Chi Ch'uan per divulgare i segreti di questa arte marziale a tutti.
  È un libro molto poetico, ma preciso in ogni sua parola. È suddiviso in tre parti, prima i tredici saggi, poi la descrizione dei singoli movimenti con l'aiuto anche di fotografie, infine le risposte del maestro alle domande degli allievi.
  Leggerlo dopo Il Tao del Tai Chi Chuan mi facilita la comprensione di molti passaggi.
  In ogni caso, è da rileggere ancora: non abbandonerà molto presto la sua postazione sul comodino!


  Per gli altri libri rimando alla prossima volta: non vorrei mai, mio caro Diario, che ti addormentassi per sempre... zzzzzzzzz...

(-23; determinazione: in buono stato; umore: positivo; sorriso del giorno: domani ricomincio Tai Chi Chuan!)

lunedì 29 settembre 2014

Le vacanze del Baldo

Caro Diario,
  tutto è relativo.
  Anche le vacanze. Se per noi sono un ritorno all'età dell'oro - seppur momentaneo -, per il Baldo invece sono qualcosa da dimenticare.
  A quanto pare il termine "vacanza" nella sua testa è sinonimo di:

stanchezza infinita
innamoramenti impossibili
fughe d'amore
straordinari di "snasaggio"
troppo sole
nostalgia di casa
tanta nostalgia di casa
  Sabato, giorno di pulizie qui da noi, spostiamo un po' di cose da una stanza all'altra. Lo sguardo preoccupato del canide non dà adito a dubbi: "Vorrete mica andare di nuovo in vacanza?!"

(-1; determinazione: buona; umore: solare; sorriso del giorno: il Baldo, in tutto e per tutto!)

lunedì 22 settembre 2014

# 43: di nuovo qui

Caro Diario,
  il sole splende alto e caldo, la stagione è la più bella in assoluto e io son di nuovo qui.
  Ma un po' diversa: bastano due settimane di nuovi orizzonti e profumi per farmi rifiorire.
  Mi sento un'Alina nuova (o ritrovata?) anche se la mia vita è identica a prima. Lo so, lo sento: rappresento un nuovo stadio nella mia evoluzione da Q.Q. a S.Q.!
  In breve te ne racconto le tappe fondamentali.

La partenza.
  Dopo due giorni di preparativi all'ultimo minuto, si parte. 
  Poiché anticipiamo la data di ben quarantotto ore, la stanchezza è ai massimi livelli: il marito, quando è stanco, ha la connessione lasca; la moglie, quando è stanca, è insofferente e perde in fretta la pazienza. Il Baldo segue ogni preparativo col punto interrogativo fisso sopra la testa - e tace.
  Si parte, infine. 
  Pagnottella è ripiena, il Baldo è inquieto (solo dopo due ore di viaggio decide di fare un pisolino), il marito è a pezzi, la strada è lunga. Io ancora non ci credo.
  Travolta dagli eventi, non realizzo di essere altrove e non riesco a pensare. Cioè: faccio tanti piccoli pensieri, ma il cervello è ben poco connesso.

La vacanza.
  Mi accorgo di una cosa bellissima: incomincio a vivere il presente e non più il passato o il futuro. I miei pensieri sono pochi e semplici. Mi godo il momento.
  Mi sento felice. Di piccole cose: il tramonto arancio che s'espande sulle colline e tra i rami frondosi degli alberi, la musica giusta, il Baldo che annusa rapito gli infiniti odori dell'isola, io e il marito nel silenzio dorato, la luna quasi intera e quasi bianca nel cielo azzurro. Il vuoto di pensieri, il pieno di emozioni positive. 
  Talmente felice da commuovermi.

Il ritorno.
  Il pulsante per spegnere il cervello ogni tanto fa cilecca. Mi sveglio al mattino e invento la giornata: un po' di lavoro e un po' di piacere - l'uncinetto e il chiacchierino se piove, perlustrazioni e fotografie se splende il sole. Ho ancora una buona scorta di serenità, ho ancora dei ritmi laschi, ho ancora spazio in testa per crescere nuove idee.
  Tra queste ce n'è una diventata realtà in questi giorni: non è proprio nuova (se non nella forma), ma dopo un riposo di tre o quattro anni, si fa ogni giorno più luminosa. Le vecchie passioni son sempre le più insistenti.

Ogni mattina apro le persiane e incontro questa vista. Il mare in ogni sua sfumatura mi dà il buongiorno: grigio se il cielo è coperto di nuvoloni, blu se soffia forte il vento, azzurro quando il vento cala e nel cielo c'è solo il sole. {Sospiro}

(-8; determinazione: pacata; umore: sereno; sorriso del giorno: più di uno!)

venerdì 29 agosto 2014

# 39: nuovo inizio

Caro Diario,
  finalmente è giunto il momento.
  Mi prendo una pausa di un mese, o giù di lì. Inizio una nuova avventura, un viaggio che mi farà solcare nuove onde, col sole in faccia e il vento in poppa. Nuovi orizzonti davanti agli occhi, nuove luci, nuovi colori.
  
edubarba

  Nuovi progetti, nuove sfide, nuove scoperte. Sarà un mese - o giù di lì - entusiasmante, già lo so.
  Non ti preoccupare, mio caro Diario, non ti metterò nel cassetto, anzi: ti farò prender aria e annusare nuovi profumi.
  Ci rivediamo tra un mese. O giù di lì.

(-2; determinazione: alle stelle: umore: più solare del sole; sorriso del giorno: nuovo inizio!)

venerdì 22 agosto 2014

Garçonne?

Caro Diario,
 sto per rivelarti una verità assoluta.
 Quando vai dal parrucchiere, fingi. Non dire "Voglio i capelli corti", perché lui capirà cortissimi. È quel che succede con la Stella.
 Passo ore a scegliere dal web il taglio di capelli perfetto per me; misuro con precisione la lunghezza dei ciuffi e ragiono se può funzionare coi miei. Tutto al fine di mostrare alla Stella la capigliatura (precisa) che desidero.
 Serve a nulla.
 Le mostro appunto le foto salvate sul telefono e dico: "Un taglio alla maschietta ".
 "Vedo", risponde.
 "Alla garçonne, insomma", rincaro.
 "Aha", annuisce.
 "Un bel pixie, via!", melius est abundare quam...
 "Certo. Ho capito. Belli corti."
 Sssì. Belli e corti. Ci siamo.
 Da bambina a tagliarmi i capelli alla maschietta è la Giusi. Un solo taglio in un anno, sempre a fine maggio. Poi i capelli crescono in morbide curve e diventano lunghi abbastanza per lo chignon: a fine maggio c'é il saggio di danza classica. Ancora oggi ho questa abitudine: taglio e lascio crescere e osservo l'evoluzione dei miei capelli. Di norma li taglio ogni sei mesi - che la ricrescita sia più veloce di ** anni fa?
 Intanto la Stella agisce.
 Mi pettina i capelli a casco di banane. Prende una ciocca in cima alla testa e zac. Mmm. Per me, che sono ormai avvezza a misurare empiricamente i capelli corti, sembra un taglio un po' più corto del corto.
 Ma ormai non si può più tornare indietro.
 Taglia, ritaglia, taglia e taglia ancora.
 Glab. Mi piace, sì. Certo. Ma qui più che un taglio alla maschietta, la Stella mi fa un taglio alla Top Gun!

No, non è un ananas.

  D'ora in poi chiamami Maverick.

(-9; determinazione: inzomma; umore: provato; sorriso del giorno: who's that girl?)

mercoledì 20 agosto 2014

# 38: meglio fare il punto della situazione, va'

Caro Diario,
 sembra, ma non sono in vacanza.
 Però in una qualche maniera risento ancora della mia vacanza forzata dall'etere. Si sta bene a vivere offline. Ci sono così tante cose da fare e la sera arriva presto e il sonno accarezza lieve gli occhi e li chiude con un bacio.
 Ci sono così tanti pensieri che mi frullano in testa. Si muovono calmi in circolo osservandosi con diffidenza, si avvicinano, si allontanano, si fermano un attimo, poi riprendono a roteare, a volte seguendo uno schema, a volte senza ordine alcuno. Mai in silenzio, c'è un brusio costante. Quando s'infiltra un pensiero nuovo, apriti cielo!, che confusione!, che battiti di cuore!, che fiato corto!
 Diapositive di emozioni e colori, cortometraggi di movimenti e parole: col sonno la luce si spegne e loro si fermano. Anche in alcuni rari momenti di tranquillità, e allora ne approfitto.
 Per questo vorrei fare il Punto Della Situazione proprio adesso, dopo tanto tempo:
i lavori riorganizzativi iniziati sono ancora in sospeso, quelli da iniziare nemmeno più considerati
l'attenzione s'è spostata dalla casa e gli interessi, agli affetti e me stessa
è un momento di cambiamenti: finisce un lavoro, ne sta finendo un altro, iniziano nuovi progetti
ho in mente solo una cosa: partire per le vacanze, godermi il viaggio, fare il pieno di novità, essere felice - tutto assieme
  Azzardo un Nuovo Piano D'Attacco:
rimando tutti i lavori a quando avrò riempito fino all'orlo il serbatoio dell'energia
mi godo fino in fondo la compagnia dei miei affetti e di me stessa
m'impegno a terminare in fretta i progetti agli sgoccioli e di programmare i nuovi
mi preparo alle vacanze, evviva!

Certe volte si deve smettere di pensare così tanto, e andare solo dove il cuore ci porta.
 (-11; determinazione: media; umore: pacato; sorriso del giorno: nuovo piano d'attacco!)

lunedì 11 agosto 2014

# 37: offline, onlife

Caro Diario,
 due sabati fa è sera e si scatena una tempesta sopra di noi.
 Tuoni, fulmini e saette. Tutto in piena regola, con antenne arrostite, scintille sfrigolanti, bagliori improvvisi (e spaventosi), muri che cadono a pezzi.
 Due domeniche fa è mattina e il modem non s'accende: fulminato. Pazienza, penso, domani chiamo per risolvere il problema, oggi mi godo il sole.
 Due lunedì fa è ancora mattina e chiamo per far sostituire il modem. Entro due giorni, dicono, avrò di nuovo la mia connessione internet. Ma di giorni ne passan cinque.
 Quante cose si possono fare in una vita offline?
Non lavoro - i documenti al sicuro in una nuvola virtuale mi fanno "Ciao, ciao" con la manina e ogni ricerca è bloccata.
Col freschino che c'è riprendo in mano una delle mille coperte mai finite. È da un po' che mi frulla in testa un'idea, magari vien bene.
Vado al mercato e non resisto a qualche piccolo acquisto. Amo i mercati, anche quando fa caldo e i raggi del sole arrostiscono le tende dei banchi.
Sono fuori dai social media. Non chiacchiero, né condivido virtualmente: ora lo faccio realmente, viso a viso, ascoltando i toni della voce e osservando le espressioni di chi mi sta di fronte. 
Raggiungo il marito a pranzo, come fossimo ancora fidanzatini e ogni scusa è ottima per incontrarci a sorpresa. Mangiare in due è più gustoso.
Faccio la spesa alle due del pomeriggio. Il supermercato è tutto mio, dimentico metà delle cose da prendere e chiacchiero con il cassiere simpatico.
Pulisco casa in vista della festa del fine settimana. Ora che ho tempo libero, mi sembra una cosa meno noiosa del solito.
Stendo i panni canticchiando: il sole è alto e tra poco prendo la macchina e fo un giretto. Così mi alleno e allontano la paura.
Mi taglio i capelli. Corti. Cortissimi. Non so dove ho preso il coraggio, ma lo faccio. Dopo il primo colpo di forbici non posso più tornare indietro.
E via così.
 Venerdì scorso è pomeriggio e arriva il tecnico col nuovo modem. Tutto a posto, la linea brilla vigorosa più che mai. Ma, dopo un primo assaggio virtuale, spengo tutto, infilo i vestiti della festa e raggiungo le amiche del Club Rosa Delle Prime Donne. Mica male la vita offline.


(-20; determinazione: buona; umore: buono; sorriso del giorno: offline è bello!)

venerdì 1 agosto 2014

Un mese di libri: luglio di cambiamenti

Caro Diario,
 fai un passo indietro e torna a ieri.
 È l'ultimo giorno di luglio, nel bel mezzo dell'estate. E c'è il sole, finalmente. Un sole caldo ma non troppo, un cielo limpido e brillante d'azzurro. 
 Mi sveglio titubante, mi alzo speranzosa, apro le finestre in preda all'euforia: è tutto vero, c'è il sole. Ergo: esco.
 Ho intenzione di starmene in giro tutto il giorno. Scendo ad Arona, attraverso un parchetto, percorro la strada che da bimba percorrevo ogni mattina per andare a scuola. Mi avvicino a una vetrina e vengo invitata a curiosare in negozio. Scambio due chiacchiere, acquisto un top bellissimo, ne esco col sorriso. Scendo per una via acciottolata, percorro il corso con il sole in faccia, mi siedo all'ombra su una panchina di fronte al lago e osservo. Mi sento bene, sorrido al blu, al verde, al bianco e al sole che colpisce le onde e le fa scintillare.
 Nel tardo pomeriggio salgo alla Rocca, sfodero la macchina fotografica e inizio a perdermi nei particolari. Noto sul prato accanto a me tre persone: dicono "Iniziamo" e io mi avvicino a chiedere se - per caso - stanno per fare tai chi. Sì. Posso unirmi? Sì. E così mi ritrovo in cima alla Rocca, in mezzo all'azzurro del cielo, con i piedi sul verde dell'erba, gli occhi persi nel blu del lago e faccio tai chi con persone sconosciute.
 ... (Immagina come mi sento, perché non conosco le parole giuste) ...
 E poi mi ritrovo a parlare con loro di archeologia e mi dicono che gli occhi mi brillano di gioia e io penso. Che voglio fare quel che amo. Che amo raccontare quel che mi fa brillare gli occhi. Che voglio cambiare la mia vita.
 È un mese intero che sento un prepotente desiderio di dare una svolta. Le letture che scelgo - senza volerlo - mi suggeriscono che è giunto il momento.

 
 Bonifici e sogni di Patrizia Balasso
 Il primo libro che leggo non è un libro, ma un blog. C'è un progetto, ci sono ricerche e speranze, ci sono difficoltà, c'è il tempo che passa a volte lento (troppo lento), altre volte veloce (troppo veloce). Ma soprattutto c'è la necessità di seguire la propria anima e cambiare vita. Leggo i pensieri di Patrizia e inizio a meditare.

 Quattro etti d'amore, grazie di Chiara Gamberale
 Mi ritrovo questo libro in mano una sera al supermercato, e non se ne vuole più andare. Prima di addormentarmi inizio a leggerlo e mi rapisce. Lo stile dell'autrice è snello, ma ricco: ogni parola è pregna di significato. La storia è semplice: due donne non si conoscono, ma s'incontrano sempre al supermercato e sognano l'una di vivere la vita dell'altra e viveversa. La vita che loro immaginano, però, non la vera vita. Una vita che, come molte altre, si trova in bilico tra il sicuro e l'insicuro, tra il noto e l'ignoto, tra una scelta e l'altra.
 Una frase mi colpisce fra tutte, mi entra dentro e inizia a lavorare:
"Ma tu ci pensi, Erica? A tutte le esistenze che potrebbero farci felici, se non fossimo sempre alle prese con la nostra? (...) Bisogna chiederselo, ogni tanto, Erica. Bisogna, cazzo: ma la vita è mia o è lei che sta vivendo me?"
  E io medito.

 La scoperta di Troia di Heinrich Schliemann
 Lettura un po' di lavoro, ma tanto di curiosità. Lui, definito il primo archeologo moderno, ha una vita piena di avventure. Racconta dei suoi primi amori: i misteri, i poemi omerici e Minna. Di come lavori duramente per poter sposare Minna: garzone di drogheria in Germania, mozzo di cabina, fattorino in Olanda, corrispondente e contabile in un ufficio commerciale di Amsterdam, agente di commercio e poi commerciante in Russia. Impara l'inglese e il francese (sei mesi per ciascuna lingua), l'olandese, lo spagnolo, l'italiano, il portoghese, il russo, il greco moderno, il greco antico, il latino, l'arabo (sei settimane per ciascuna lingua). Acquista la cittadinanza americana in California e, ormai ricchissimo, si ritira dagli affari e inizia a viaggiare: Svezia, Danimarca, Germania, Italia, Egitto, Siria, Grecia, India, Cina, Giappone, Nicaragua, Cuba, Messico. Minna è già moglie di un altro uomo, ma l'archeologia è ancora la sua passione. Visita i luoghi dei poemi omerici, identifica il sito in cui giacciono i resti dell'antica città di Troia e inizia i suoi scavi.
 Sono ammirata. Una passione, un sogno, un progetto e, infine, la soddisfazione e l'immensa gioia d'esser riuscito. Plasma la sua vita e coglie le occasioni per indirizzarla là, dove vuole lui. Da sempre.
 Mumble, mumble.
 È così, mio caro Diario, che mi ritrovo quassù, sopra il lago e in mezzo al cielo, a muovermi lentamente nelle posizioni del tai chi, e continuo a meditare.

(-30; determinazione: solleticata; umore: speranzoso; sorriso del giorno: sole, estate, libertà!)

mercoledì 23 luglio 2014

# 34: la riscossa

Caro Diario,
 ma che giorno è?
 I giorni si sciolgono uno dentro l'altro, nel grigio freddo del maltempo o nell'umido caldo più tipico di questa stagione.  Si sciolgono, dicevo, e un mese arriva presto alla fine senza lasciar traccia - qualche gocciolina qui e là, ogni tanto.
 Parliamo poco, io e il marito, ma ci capiamo tanto. La casa assorbe le nostre energie e, anche quando non muoviamo muscolo, lei prosciuga la nostra vivacità mentale. Ci adattiamo anche a questo, seppur con fatica: le risate non mancano, ma hanno un retrogusto acidulo. Per farla breve: non è un buon periodo, da queste parti.  
 Ma.  Certo, c'è un ma.
 Ma, dicevo, se hai modo di osservarci meglio, noterai che ogni tanto l'occhio fatica a mettere a fuoco quel che sta vedendo. Guardaci bene: davanti a noi il solito giardino, i soliti vicini in costume adamitico, le solite nuvole cariche di pioggia, noi seduti al tavolo, le mani abbandonate sui braccioli della sedia. Stiamo sorridendo, in totale silenzio - a parte qualche sospiro sommesso.
 Siamo in attesa della nostra riscossa: le vacanze.

Jeremy Harwell Photografy

 Lunghe, lunghissime vacanze. Già un solo giorno lontano da casa mi sembra una meravigliosa vacanza: tanti  giorni lontano da casa, più di quante dita ci siano in due mani, mi sembra un miracolo. Un miracolo.
 Sospirate, sospiratissime vacanze. Passano sei anni, dall'ultima volta. Sei anni. Quando faccio il conto mi vengono i brividi: come si fa a vivere sei anni indiavolati senza nemmeno un giorno di ferie? Perché i giorni dedicati alle ferie (esattamente come le domeniche e le feste nazionali) li passiamo a casa. A lavorare alla casa. A progettare, realizzare, studiare, immaginare, eccetera, eccetera la casa. Dopo sei anni si rasenta la follia.
 Profumate, profumatissime vacanze. Di salmastro, di venti liberi e selvaggi, di Baldo accaldato, di sudore e olio di cocco, di aperitivi splendenti nel sole al tramonto, di luoghi nuovi, di baci d'amore, di gioia e pienezza di vita.
 Sognate, sognatissime vacanze. In ogni momento della giornata: appena sveglia sogno colazioni vista mare, in mattinata sogno le impronte delle mie scarpe azzurre sulla sabbia, a pranzo sogno pic nic in pineta, di pomeriggio sogno passeggiate nei paesi assonnati, di sera sogno cene golose in ristoranti a due passi dalla spiaggia. Sogno, sogno, ho gli occhi pieni di sogni, talmente vividi da coprire l'opaca realtà.
 Devono passare ancora un po' di settimane, però. Per questo, mio caro Diario, ti chiedo: ma che giorno è?

(-8; determinazione: qualche lacerto resiste; umore: sognante; sorrisi del giorno: evviva la riscossa!)

mercoledì 16 luglio 2014

Attenzione: ristrutturazione in corso

Caro Diario,
 sbagliando (ripetutamente) s'impara.
 Inizio questa settimana con una considerazione: se aspetto l'anno prossimo per prendermi cura di me, potrei non trovarmi più. Ed ecco che scatta il piano G, seguito tosto dal piano C.
 G come ginnastica. Riprendo i miei esercizi mattutini 5/7 gg (cioè, cinque giorni su sette) e quelli serali 3/7 gg (solo tre giorni). Al mattino addominali, braccia, fianchi e squat: a parte questi ultimi, tutta roba semplice, che faccio in parte sdraiata e seduta sul letto (mi piaaace). Ci sarebbero anche dieci minuti di ellittica, ma "mi capita" di rimandare alla sera. La sera son previsti altri addominali, gambe, glutei, flessioni e braccia: roba più impegnativa, necessito di tappetino ed elastici e sento dolori ovunque (tranne dove mi aspetto di sentirli). Naturalmente mi dimentico di fare l'ellittica.
 Morale: non far la sera quel che puoi fare al mattino!


 C come creme: antitutto! E sì, perché ultimamente mi par di notare una certa mancanza di compattezza della pelle. Come dire, asssomiglia alla panna che si forma sulla superficie del latte caldo: quando la tocchi, fa le grinze. La mia pelle le fa anche senza toccarla, ohibò! Perciò sfodero di nuovo le care vecchie creme e mi ungo senza tregua su viso, collo, odiosissimi punti morbidi del corpo, mani e piedi. Mattina e sera.
 Ma al mattino mi  ricordo e la sera no: dovrei ungermi appena prima d'infilarmi sotto le lenzuola, ma a quell'ora ho talmente tanto sonno da dimenticarmene. Sto pensando di puntare la sveglia...
  Morale: una sveglia al giorno, toglie la dimenticanza di torno!
  Dai miei (ripetuti) errori imparo che: (1) è meglio vincere quel senso di assonnamento-noia-fame e darmi all'ellittica subito al mattino - sarà difficile, ma porterà a buoni risultati; (2) è meglio iniziare a incremarmi prima di cena, quando ancora l'occhio è vispo - se no cala l'oblio e son fritta (tanto per restare in tema).
 Ci riuscirò? Non lo so, ma d'ora in poi terrò traccia dei miei sforzi. Sia mai che in questo modo funzioni...

(-15; determinazione: in via di ridefinizione; umore: ibernato; sorriso del giorno: forse ce la fo! ginnastica mattutina e serale: celo; ellittica: manca; cremaggio: in fieri - si accettano scommesse)

lunedì 14 luglio 2014

# 33: Costanza e io

Caro Diario,
 ricomincio da qui:

 A.A.A. cercasi Costanza disperatamente.

 Niente panico, non è la gatta dei vicini o la cugina della zia scappata con l'argenteria di famiglia. Costanza è La Costanza. Quella cosa che fa andare avanti indefessamente, finché non si porta a compimento quel che si è prefissato. Quella cosa che fa crescere tutto ciò che si pratica e fa crescere anche noi stessi.
 Nasco senza Costanza, o - come al solito - dopo il primo facile entusiasmo, mi saluta e se ne va. Perciò penso di non essere costante: inizio mille cose e tralascio affetti e interessi. 
 Se ci penso con attenzione, però, scopro che non è proprio così: gli affetti li ho nel cuore, ma sono un orso e gli orsi non si perdono in mille chiacchiere. Gli interessi li pratico a corrente alterna e le cose, quelle che mi sono entrate nell'anima, le concludo. Prima o poi.
 Ma prima o poi le concludo, e quando accade mi si spezza ogni volta qualcosa dentro. Di nuovo è finita - penso - di nuovo si deve ricominciare.
 Quindi, ritorno al mio appello: 

Cara Costanza,
non puoi farti viva solo
quando c'è di mezzo la passione.
Devi esserci anche per le cose più spicce.

 Tipo la sveglia presto, la ginnastica mattutina, il beverone che-fa-bene-alla-salute, la preparazione dei pasti (ma pasti seri), le responsabilità da manager familiare (leggansi: faccende domestiche & burocrazia casalinga), eccetera, eccetera. Mi par di sentire una rispostaccia. L'idea non le va a genio? Figurati a me. Ma s'ha da fa', perciò... facciamolo.

















(-17; determinazione: in prova; umore: in riparazione; sorriso del giorno: appello alla Costanza)

lunedì 7 luglio 2014

# 32: ortensie

Caro Diario,
 vorrei essere un inventore.
 Non per la fama, né per la gloria, ma per risolvere un problema: la melanconia.
 Ci son dentro con tutti i piedi, immersa con ogni ciuffo ribelle dei capelli. Non so come-dove-quando, ma in un qualche momento inciampo, cado e non riesco più a sollevarmi. E così mi perdo di nuovo.
 Le provo tutte: liste delle cose da fare, sgridate allo specchio, auto "pat pat", sproloqui al muro, coccole dal Baldo... ma nada, questa volta non funziona.
 Siccome non so come uscire da questo triste labirinto, osservo le ortensie.
 Di domenica, in moto, guardo il mondo attorno a me. Quante ortensie! Crescono ovunque, come pompon di farfalle riempiono le aiuole, i giardini e i parchi. Un tripudio. Alcune s'inchinano dall'orlo dei terrazzamenti lungo la strada del lago, altre addirittura spuntano dai muri stessi - pervicaci.
 Non pensavo potessero vestirsi di così tanti colori: gradazioni di rosa dal peau d'ange al fucsia, viola scuro e blu Cina, bianco ghiaccio e panna, verde sedano e azzurro intenso, indaco, oppure celeste, lilla e quasi-grigio. Vorrei avere una macchina fotografica che scatti a ogni battito di ciglia e stampi colori ed emozioni direttamente dalla mia testa. 
 Dove prendono questi colori? Quante volte si cambiano d'abito? Le farfalle - i petali - voleranno via la notte col buio? Ogni anno in primavera sapranno di che colore diventeranno in estate? 


 Come vorrei essere un cespuglio di ortensie, di un bel viola intenso, che impettito si presenta al mondo con orgoglio e con fierezza dona tutta la sua bellezza.

(-24; determinazione: mah; umore: boh; sorriso del giorno: i pompon di farfalle, le ortensie)

lunedì 30 giugno 2014

Un mese di libri: giugno e i preferiti

Caro Diario,
 ultimo giorno di giugno.
 Mese faticoso per me, di giornate belle senza macchina e di macchina con pioggia - in poche parole, di clausura. La vacanza torinese mi solleva il morale, ma il ritorno paesano mi accoglie beffardo (oggi, però, c'è il sole e ho la macchina: qualcosa sta cambiando).
 Per evadere con lo spirito mi tuffo tra libri già letti, i miei preferiti in assoluto. E, pagina dopo pagina, mi accorgo come qualcosa mi sfugga sempre, cosicché ogni volta la loro lettura mi regala qualcosa di nuovo.


 Il buio oltre la siepe di Harper Lee
 Il titolo originale suona più o meno come Uccidere un passero, il cui significato si dispiega attraverso le pagine di tutto il libro, fino al penultimo capitolo. E quando leggo la semplice frase"Be', sarebbe come uccidere un passero." mi accorgo della grandiosità di questa autrice. Lo leggo per la prima volta a dodici anni, un vecchio libro di mia madre dalla copertina marrone e porpora con uno strappo nel centro. Ci giro attorno da un bel po' - mi attira il titolo che fa a pugni col suo aspetto trasandato - e un mattino d'estate lo afferro e inizio a sfogliarlo. Mi porta nel sud degli Stati Uniti, al fianco della piccola Scout, suo fratello Jem, il loro amico Dill. Partecipo ai loro tentativi di scoprire chi sia Boo Radley, alle difficoltà in cui incappano a causa del lavoro del padre - Atticus il gentiluomo, al razzismo ignorante, alla severità della zia Alexandra, alle stagioni che passano e ai cambiamenti che portano con sé. Non so se riuscirò a spiegare perché mi piace questo libro, è talmente ricco di sfumature che fatico a separare le emozioni. Mi piace perché l'innocenza di occhi e orecchie di una bambina si trasforma in profondità e saggezza.

 Antologia di Spoon River di Lee Masters
 L'unico libro di poesie che leggo con entusiasmo (io e le poesie non abbiamo un buon rapporto). Ne faccio la conoscenza per caso a diciassette anni a casa di una mia amica, lo apro e ne leggo qualche riga per curiosità e ne rimango folgorata: deve essere mio. Da allora mi segue nei viaggi e nei momenti più importanti: mi aiuta a fermarmi, ascoltare e pensare. I cimiteri mi piacciono, mi piace immaginare la vita dei defunti dalle fotografie e dalle decorazioni tombali - sarà forse deformazione professionale: potessi leggere epitaffi simili, vi passeggerei ogni giorno. Tra le poesie che più m'hanno colpita, c'è questa:

"Dipplod, l'ottico
Che cosa vedete adesso? / Globi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso? / Mio padre e mia madre e le mie sorelle.
Sì. E adesso? / Cavalieri in armi, belle donne, visi gentili.
Provate questa. / Un campo di grano - una città.
Benissimo! E adesso? / Una donna giovane e angeli chini su di lei.
Una lente più forte! E adesso? / Molte donne dagli occhi vivi e labbra schiuse.
Provate queste. / Soltanto un bicchiere sul tavolo.
Oh, capisco! Provate questa lente! / Soltanto uno spazio vuoto - non vedo nulla in particolare.
Bene, adesso! / Pini, un lago, un cielo d'estate.
Questa va meglio. E adesso? / Un libro.
Leggetemi una pagina. / Non posso. Gli occhi mi sfuggono di là dalla pagina.
Provate questa lente. / Abissi d'aria.
 Ottima! E adesso? / Luce, soltanto luce che trasforma tutto il mondo in giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali così."

 Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio di Lewis Carroll
 Faccio conoscenza con Alice e i suoi viaggi da bambina e poi con gli anni torno a trovarla. Però è strano, perché ogni volta è come se fosse la prima: il suo viaggio nel paese delle meraviglie è così sgangherato, che faccio fatica a ricordarmi quanti e quali personaggi incontra di volta in volta, e la sua gita nel mondo alla rovescia è talmente complicato - ma affascinante - da perdere ogni tanto il filo del discorso. Rimpiango di non conoscere bene l'inglese per apprezzare in pieno tutti i giochi di parole, i nonsensi e i rimandi a poesie, filastrocche e parole di allora. Di sicuro è questo il vero paese delle meraviglie.

(0; determinazione: moderata; umore: soleggiato; sorriso del giorno: i miei libri-culto!)
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