lunedì 30 giugno 2014

Un mese di libri: giugno e i preferiti

Caro Diario,
 ultimo giorno di giugno.
 Mese faticoso per me, di giornate belle senza macchina e di macchina con pioggia - in poche parole, di clausura. La vacanza torinese mi solleva il morale, ma il ritorno paesano mi accoglie beffardo (oggi, però, c'è il sole e ho la macchina: qualcosa sta cambiando).
 Per evadere con lo spirito mi tuffo tra libri già letti, i miei preferiti in assoluto. E, pagina dopo pagina, mi accorgo come qualcosa mi sfugga sempre, cosicché ogni volta la loro lettura mi regala qualcosa di nuovo.


 Il buio oltre la siepe di Harper Lee
 Il titolo originale suona più o meno come Uccidere un passero, il cui significato si dispiega attraverso le pagine di tutto il libro, fino al penultimo capitolo. E quando leggo la semplice frase"Be', sarebbe come uccidere un passero." mi accorgo della grandiosità di questa autrice. Lo leggo per la prima volta a dodici anni, un vecchio libro di mia madre dalla copertina marrone e porpora con uno strappo nel centro. Ci giro attorno da un bel po' - mi attira il titolo che fa a pugni col suo aspetto trasandato - e un mattino d'estate lo afferro e inizio a sfogliarlo. Mi porta nel sud degli Stati Uniti, al fianco della piccola Scout, suo fratello Jem, il loro amico Dill. Partecipo ai loro tentativi di scoprire chi sia Boo Radley, alle difficoltà in cui incappano a causa del lavoro del padre - Atticus il gentiluomo, al razzismo ignorante, alla severità della zia Alexandra, alle stagioni che passano e ai cambiamenti che portano con sé. Non so se riuscirò a spiegare perché mi piace questo libro, è talmente ricco di sfumature che fatico a separare le emozioni. Mi piace perché l'innocenza di occhi e orecchie di una bambina si trasforma in profondità e saggezza.

 Antologia di Spoon River di Lee Masters
 L'unico libro di poesie che leggo con entusiasmo (io e le poesie non abbiamo un buon rapporto). Ne faccio la conoscenza per caso a diciassette anni a casa di una mia amica, lo apro e ne leggo qualche riga per curiosità e ne rimango folgorata: deve essere mio. Da allora mi segue nei viaggi e nei momenti più importanti: mi aiuta a fermarmi, ascoltare e pensare. I cimiteri mi piacciono, mi piace immaginare la vita dei defunti dalle fotografie e dalle decorazioni tombali - sarà forse deformazione professionale: potessi leggere epitaffi simili, vi passeggerei ogni giorno. Tra le poesie che più m'hanno colpita, c'è questa:

"Dipplod, l'ottico
Che cosa vedete adesso? / Globi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso? / Mio padre e mia madre e le mie sorelle.
Sì. E adesso? / Cavalieri in armi, belle donne, visi gentili.
Provate questa. / Un campo di grano - una città.
Benissimo! E adesso? / Una donna giovane e angeli chini su di lei.
Una lente più forte! E adesso? / Molte donne dagli occhi vivi e labbra schiuse.
Provate queste. / Soltanto un bicchiere sul tavolo.
Oh, capisco! Provate questa lente! / Soltanto uno spazio vuoto - non vedo nulla in particolare.
Bene, adesso! / Pini, un lago, un cielo d'estate.
Questa va meglio. E adesso? / Un libro.
Leggetemi una pagina. / Non posso. Gli occhi mi sfuggono di là dalla pagina.
Provate questa lente. / Abissi d'aria.
 Ottima! E adesso? / Luce, soltanto luce che trasforma tutto il mondo in giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali così."

 Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio di Lewis Carroll
 Faccio conoscenza con Alice e i suoi viaggi da bambina e poi con gli anni torno a trovarla. Però è strano, perché ogni volta è come se fosse la prima: il suo viaggio nel paese delle meraviglie è così sgangherato, che faccio fatica a ricordarmi quanti e quali personaggi incontra di volta in volta, e la sua gita nel mondo alla rovescia è talmente complicato - ma affascinante - da perdere ogni tanto il filo del discorso. Rimpiango di non conoscere bene l'inglese per apprezzare in pieno tutti i giochi di parole, i nonsensi e i rimandi a poesie, filastrocche e parole di allora. Di sicuro è questo il vero paese delle meraviglie.

(0; determinazione: moderata; umore: soleggiato; sorriso del giorno: i miei libri-culto!)

venerdì 27 giugno 2014

# 30: una vacanza torinese

Caro Diario,
 ogni viaggio è fatto di piaceri e dispiaceri.
 Anche quelli corti, di soli tre giorni. Quando parti c'è il piacere della curiosità e del pregustare tutto quel che da tempo aspetti di vedere e fare, ma c'è anche il dispiacere di lasciare chi non può accompagnarti. Quando  torni c'è il piacere della soddisfazione estrema, delle sorprese e del tornare a casa, ma c'è anche il dispiacere di lasciar quel che è stato tuo (anche se per poco).
 Il mio piacere più grande in assoluto? La libertà: di fare quel che amo e di essere quel che sono.
 Tre giorni a Torino.
 Giorno uno: tre stazioni e due treni, il marocchino da lecca-baffi di Barney's, la pace opulenta del Circolo dei Lettori, un'insalatona infinita, il Museo Archeologico delle Antichità e i suoi splendori, i bocconcini all'aceto balsamico, i fuochi d'artificio di San Giovanni visti allo specchio.


 Giorno due: una carezza alla Mole e un salto nel mondo incantato da Melissa Erboristeria, un giro labirintico nella libreria Mercurio di via Po, passeggiata sotto i portici di piazza Castello e lungo via Barbaroux, pranzo in un angolo di Germania alla Deutsche vita con Annalisa e Chiara. Pomeriggio a passeggio e poi di corsa a casa: inizia la festa universitaria!


  Giorno tre: la festa universitaria sembra non finire mai, la stanchezza lotta contro la voglia di continuare a chiacchierare con persone così diverse e interessanti! Ma dopo qualche ora di sonno, di nuovo in pista: ricerche che sanno di carta polverosa alla Biblioteca Nazionale, un pranzo tra carne piemontese e altre moltissime chiacchiere con Chiara e Paola al Mbun, un lungo giro in centro (non mi basta mai!) e un salto goloso e profumato da Gobino, il rientro in macchina e, infine, a casa.


 Di più, c'è molto di più: conosco persone nuove, ritrovo care amiche, vedo luoghi emozionanti e bellissimi, mi sento libera e molto amata. Torno a casa piena e rendermene conto mi rende felice.
 Eppure... di più,
ne voglio di più!

(-3; determinazione: in vacanza; umore: vacanziero; sorriso del giorno: la mia vacanza torinese!)

mercoledì 18 giugno 2014

Uncinetto: il cane bianco che dorme sempre

Caro Diario,
 ti racconto la storia di un impulso improvviso - dicesi raptus.
 Dalle origini. Il Baldo, si sa, adora i bambini. Quando li vede correre in un prato freme dalla voglia di buttarsi nella mischia, rincorrerli e farsi inseguire. Anche i bambini adorano il Baldo: saranno gli occhioni nocciola, le sopracciglia cespugliose sempre in movimento, oppure il bernoccolo dell'intelligenza (uguale identico a quello di Pippo e Pluto)?
 C'è la Domatrice di Baldi, che lo insegue in giardino e in casa intimandogli "Baldo! Feduto! Feduto, Baldo!", lo prende per il collare e lo trascina in giro con sé. Il Baldo la segue docile con occhio languido e sospira quando se ne va.
 C'è l'Ammiratrice di Sibidù (al secolo Scooby-Doo) che lo guarda dal basso all'alto e chiede se è Sibidù vero. Poi scappa urlettando appena il Baldo s'avvicina per annusarla curioso.
 C'è il Fanciullo Grande che ha paura dei cani, ma si fa convincere ad accarezzare il Baldo proprio dove il pelo è più morbido e il Baldo sprizza gioia dagli occhi dorati e sorride.
 C'è la Bambina-che-sussurra, innamorata persa del Baldo: quando è sicura che nessun adulto la guarda o ascolta, lei s'avvicina al suo amato e, attraverso la rete, gli sussurra dolci complimenti. Il Baldo la guarda con occhi rotondi e attenti: potessero cambiare forma sarebbero due piccoli cuori gonfi d'amore.
 C'è il Bambino-che-adorerebbe il Baldo ma ancora non lo sa, perché vive lontano e una carezza al suo pelo color biscotto non può fargliela. Un vero peccato. 
 "Baldo, e se gli regalassimo un cucciolo?" gli chiedo.  "Bau!" risponde.
 "Di che colore?" gli chiedo.  "Bianco e nero" risponde.
 "Segni particolari?" gli chiedo. "Orecchie sempre attente per riconoscere il suo passo quando torna a casa da scuola" risponde.
 "Poi?" gli chiedo. "Un naso grande e morbido per snasare tutto quel che viene da lontano e riconoscerlo tra milioni" risponde.
 "E la coda?" gli chiedo. "Forte e muscolosa, come la mia" risponde.
 "Ma non ha gli occhi!" esclamo. "Sì, li ha. Ma son chiusi, perché dorme sempre." risponde.


 "Baldo, come lo chiamiamo?" gli chiedo. "Ci penserà lui a dargli un nome: ora è il suo cagnolino" risponde.

(-12; determinazione: claudicante; umore: va'-e-vieni; sorriso del giorno: un cagnolino per un bambino!)

lunedì 16 giugno 2014

# 29: fortuna e profumi

Caro Diario,
 la fortuna ha un profumo diverso per ogni occasione.
 Mi sembra giusto, è una signora elegante e raffinata, le piace lasciare il segno.
 In questi giorni mi fa visita più di una volta. Di sabato il suo bouquet sprigiona subito le note di testa - metalliche di treni in movimento, con una punta di caldo di abbracci a lungo trattenuti. Poi c'è un trionfo di note centrali - fiori e foglie di parco, erba scaldata dal sole - e, sul finire, un persistere di note di coda - caffè, zucchero, sale di piccole lacrime trattenute. Incontro delle amiche carissime: sono fortunata a conoscerle.
 Questa mattina la fortuna indossa un profumo molto chic: le note boscose di tè verde sono stemperate dalla dolcezza del melograno e da quel tocco cipriato di petali di rosa. Il regalo di un'amica: un ottimo inizio di giornata e di settimana - che fortuna!
  Questa sera lascia dietro di sé una scia di erba bagnata, terra di bosco e aria fresca di rinnovamento. Ora sento le ultime note persistenti di sonno, casa calda e sicura. La lezione di tai chi e il benessere di testa e di corpo, poi il rientro a casa dai miei cari (il Baldo scodinzola e il marito sorride): se non è fortuna questa, allora cosa?

La fonte s'è persa tra i meandri della rete...

(-14; determinazione: in ripresa; umore: buono; sorriso del giorno: mi sento fortunata!)

mercoledì 11 giugno 2014

# 28: barchette di carta e secondi compleanni

Caro Diario,
 oggi festeggio il mio secondo Secondo Compleanno.
 Due anni di clausura - per essere sintetica. Soffro, infatti, di una paura che m'impedisce di essere libera di muovermi come-dove-quando mi pare e piace: incomincio a essere stufa e irrequieta come non mai.
 L'irrequietezza poi si diffonde su altri aspetti della mia quotidianità, impregna i pensieri, combina reazioni strane e spaventose con il corpo. Insomma, mi guardo allo specchio e non sono più io.
 Leggo il mio Diario e non mi trovo più.
 Perdo la rotta, perdo le vele, le stelle son coperte, la luna è sempre nera. Mi sono allontanata dalle coste e non ho più punti di riferimento. Mollo l'ancora senza curarmi della navigazione e ora mi trovo in balia delle onde più capricciose: non curo me stessa, non curo la casa, curo al minimo gli affetti, curo pochissimo gli interessi.
 Sono come una barchetta di carta che rolla nell'acqua senza alcuna direzione. 
 In poche parole? Il Punto Della Situazione è disastroso! Ma sono ancora in tempo per riprendere il viaggio, arrivare alla meta sperata ed esclamare commossa: "Sono una S.Q.!" 
 Devo solo volerlo. 
 Ecco perché il Nuovo Punto Della Situazione pare semplice, ma non lo è:

sceglierò quale corrente solcare
e andrò via dritta e serena 
verso le onde del mare

  
(-19;  determinazione: sotto carica; umore: scarico; sorriso del giorno: buon secondo Secondo Compleanno!)

domenica 1 giugno 2014

Un mese di libri: maggio sentimental

Caro Diario,
  maggio arriva e se ne va su ali veloci, che spingon forte verso altri lidi.
  Rimango quaggiù e non mi capacito che sia già giugno: pochi giorni e inizia l'estate. L'estate per me è un momento delicato: ne soffro il vuoto - il vuoto scolastico prima, il vuoto lavorativo poi (tranne per quegli anni scintillanti di scavi tra i girasole). Con apprensione, quindi, mi accorgo che tra poco è estate e il suo vuoto mi stringerà nel suo abbraccio stretto e privo di affetto.
  Non badare a me, caro Diario, è da qualche giorno, ormai, che il mio umore ha una leggera sfumatura nera, resistente a ogni lavaggio in candeggina. I miei pensieri si susseguono tenendosi per mano, tornano e ritornano come bambini che giocano alla "bella lavanderina". Li conosco a memoria, sono molesti, insinuano verità (o false verità) sgradevoli, mi disegnano un amaro cipiglio e due parentesi secche ai lati della bocca.
  C'è solo un modo per allontanarli: leggere. E così la sera per addormentarmi e al mattino per iniziare bene, leggo. Questo mese tocca ancora a lei, Banana Yoshimoto, e ad altre due donne, entrambe famose, entrambe argute, capaci di strapparmi un sorriso o una fresca risata. M'immergo nel loro racconto e mi lascio avvincere dalle loro parole.



Honeymoon di Banana Yoshimoto
  Termino La piccola ombra e prendo in mano Honeymoon, nel mio percorso a ritroso tra i suoi scritti. Un'amica nippofila, un giorno, mi dice che in lingua originale la poesia che pervade i suoi libri si perde. Questa cosa mi torna in mente ogni volta che cerco tra le pagine il punto in cui ricominciare a leggere. Sarà davvero così? La poesia che tanto mi affascina sarà solo merito del traduttore? Perché aggiungerla? Come racconta effettivamente l'autrice le emozioni che vuol suscitare? 

La ragazza fantasma di Sophie Kinsella
  In ogni caso, ho bisogno di qualcosa di più avvolgente. Cerco nel reparto femminile della mia libreria e mi soffermo su questo libro: letto già due volte, è quel che mi ci vuole in questo momento. Di Sophie Kinsella conosco i sei libri della storia di Becky Bloomwood, un paio di romanzi rosa firmati col suo vero nome (Madeleine Wickham) e qualche altro romanzo del genere chick lit. Di questi quello che amo di più è La ragazza fantasma. La protagonista è - con moderazione - meno irritante di altre, la coprotagonista invece è fantastica. Un fantasma degli anni Venti, fiera e caparbia, nulla la ferma nella ricerca del divertimento (trucco, parrucco, una mise adatta e ballare il charleston in modo sfrenato fino all'estasi) e dell'unico oggetto che la fa sentire felice: la collana di perle in vetro giallo con il pendente a forma di libellula - quasi la vedo. Non può avere pace senza quella collana, non può morire in pace. Una scena mi si stampa in testa e nel cuore: quando Lara va alla casa di riposo Fairside e regala dei cd di musiche che i vecchi residenti ascoltavano da giovani e la musica si diffonde e lei all'improvviso li vede come erano un tempo:
"Vedo i loro io giovani e vibranti uscire dai loro corpi, scuotersi di dosso la vecchiaia e cominciare a ballare a tempo di musica. Ballano tutti il charleston, scalciando rapidi e leggeri, con i capelli scuri e forti e le membra di nuovo agili. Ridono e, tenendosi stretti per mano, buttano indietro la testa."
  Mi dà da pensare. Sulla vecchiaia, sui ricordi, sul presente. Insomma, penso al significato della vita. Domanda esistenziale che cerco di non pormi da almeno vent'anni, ma che a volte scappa fuori. Glisso e passo a un altro libro.

Ragione e sentimento di Jane Austen
  Mai letto prima. Una volta un'amica georgiana, dalla grande cultura, mi svela che per ogni romanzo classico c'è un'età giusta. Di sicuro sono un caso disperato. Lo leggo, quindi, con molta curiosità. Oh, quanto mi godo quelle lunghissime frasi, ricche di subordinate! - amo le subordinate. Seguo tutta la storia, m'innervosisco per il modo di fare di Marianne, ancor di più per quello della madre; mi chiedo come faccia Elinor a tenersi tutto dentro senza mai scoppiare - e poi rimango di stucco quando esplode in un pianto di gioia nelle ultime pagine; sogghigno alle bassezze di Lucy, che assomiglia a molte persone già conosciute. Sui maschi stendo un velo pietoso - c'è chi dice che Jane Austen sia la prima autrice chick lit della storia.
  Il mio personaggio preferito? Non so, forse Margaret.

(-29; determinazione: annoiata; umore: *beep*; sorriso del giorno: ho già in mano un nuovo libro!)
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