martedì 23 dicembre 2014

# 4: influenza messaggera

Caro Diario,
  l'inverno è arrivato.
  Dal punta di vista geografico, meteorologico e medico. Sì, anche medico: sono a casa con l'influenza.
  A casa, in realtà, ci sono sempre: ti ricordi? se piove, se ghiaccia, se nevica, se, se, se - non guido. Rimango quassù, appollaiata a metà collina, orizzonte zero, vivacità nulla. Se non ci fosse internet mi sentirei un eremita. Se ci fosse un buon servzio di trasporti pubblici mi sentirei meno isolata dal mondo. 
  Discorso vecchio di due anni, ormai. Vecchio, ma sempre attuale.
  Dicevo: sono a casa con l'influenza. Io, che non esco mai (e se esco per sbaglio indosso lo scafandro), ho preso l'influenza. Leggera, pochi giorni e poche linee di febbre, ma tanta sinusite, tanta pressione bassa, tanti chili persi (euuiua).
  Non prendo mai l'influenza, al massimo un raffreddore un po' testardo. Guarda caso, proprio quest'anno, che dopo secoli decido di regalarmi delle golose vacanze invernali, me la becco. Proprio quando smette di piovere, il cielo è di un blu chiaro cristallino, il sole alto per quanto gli riesce, Pagnottella è piena di benzina e io scalpito per uscire. Grrr.
  Ancora una volta il corpo mi lancia chiari segnali di "stop" e io mi arrendo docilmente: prometto di prendermi cura di me, di riposare, di lasciare i pensieri in libertà, di sospendere ogni attività lavorativa e di godermi le vacanze.
  Ci vediamo tra un paio di settimane o giù di lì, mio caro Diario: buon riposo anche a te.

sorrisoa365giorni-inverno
Julia Cejas

(-8; determinazione: buona; umore: buono; sorriso del giorno: buone vacanze!)

mercoledì 17 dicembre 2014

# 3: scienza, fede e magia

Caro Diario,
  ogni tanto ci permettiamo di folleggiare.
  Be', sì, cena fuori e cinema per noi è far faville, visto che solitamente passiamo i sabati sera a casa - cosa a cui mi sto abituando troppo pericolosamente.
  Andiamo al cinema per vedere Magic in the Moonlight di Woody Allen. Non sono una fan di Allen, anzi fino ai venti-e-passa anni non lo sopporto. Poi mi capita di andare al cinema con un'amica e il film proiettato è La dea dell'amore: rido con le lacrime agli occhi come mai mi capita prima.
  Non conosco molti dei suoi film, ma adoro la sua ironia pungente e intelligente.
  Perciò Magic in the Moonlight. Certo il secondo spettacolo (a cui non siamo assolutamente abituati) e la pancia strapiena di buon cibo non gioca a suo favore: il film non ha un ritmo scoppiettante e la trama è lineare e semplice. Però...!
   Però Colin Firth...! Però il sud della Francia...! Però le musiche anni Venti...! Però i vestiti e i gioielli d'epoca...!
  Anche solo per questa manciata di "però...!" vale la pena di vedere il film (Colin Firth in grande schermo è tutta un'altra cosa che dalla tv di casa). Ma ce n'è un altro: la morale del film.
  Non ci sarà mai tregua nell'eterna lotta tra scienza e fede, mai. Né l'una, né l'altra potranno mai attribuirsi la coppa del vincitore. Ma a vincere è e sarà sempre la magia dell'amore.
  Ahhh. Gran sospiro compiaciuto.
  Può sembrare una banalità, ma ricordare a se stessi che non si è solo o ragione allo stato puro o fede imperitura è un gran passo avanti. Ci riporta alla nostra semplice - e a volte opaca - vita quotidiana e a quei sorrisi, gesti e parole che, buttati lì all'improvviso, ci fanno sentire amati e magicamente felici.
  Per esempio il Baldo che s'addormenta sulla pallina che gli ha regalato il suo migliore amico. O il "servizio taxi" per assecondare la mia paura di guidare con la pioggia. Oppure una confidenza fatta col cuore. Un regalo talmente enorme da non riuscire a contenerlo nella mia testa. O un pacco scoppiettante di gioia da una cara amica... Senza mai fine.  
  Devo ricordarmene più spesso, mentre sono impegnata a dirigere l'orchestra della mia vita: la magia è nell'aria ed è fatta di piccole cose che racchiudono un mondo di grandi cose.

sorrisoa365giorni-baldo


  Bene. Ora vado a mangiare uno yogurt, così ristabilisco il Ph naturalmente acido del mio animo.

(-14; determinazione: assonnata; umore: vaporoso; sorriso del giorno: Magic in the Moonlight!)

venerdì 12 dicembre 2014

Chez moi: un bicchierino di rosolio, per favore

Caro Diario,
  non scuotere la testa, dai!
  Con tutte le ricette nuove che imparo in questi mesi di dieta ferrea, preferisco parlare di un liquore. E allora? Cosa c'è di male? Un liquore che, tra l'altro, non potrò bere fino alla fine della dieta, cioè tra n chili, cioè tra n mesi di privazioni.
  In effetti mi sto fregando con le mie stesse mani.
  Ma: ricevo in dono un mazzo di rose, sette rose rosse lunghe e dai petali vellutati. Non so cosa farmene, giuro: le metto in un vaso alto e aspetto che abbassino il capo e tristemente esalino il loro ultimo respiro. Io e la vegetazione non andiamo d'accordo - a meno che non sia commestibile, e allora la mangio.
  Quando le rose iniziano a chinare il capino, ho un'illuminazione improvvisa (ultimamente ne ho poche poche, meglio coglierle al volo): le trasformo in rosolio!


  È da anni che vorrei provarci, ma non c'è mai l'occasione (o la pianta) giusta. Ricordo quando la nonna apriva l'anta a vetri del buffet, ne estreva due bicchierini, una bottiglina di vetro sottile e versava questo liquido profumato di fiori e dalle delicate sfumature pastello. Non so se mi piace di più il ricordo del sapore o il ricordo di questi gesti, conditi sempre da un sorriso o una risatina sottile.
  Fatto sta che preparo il rosolio: 
  1. decapito le rose con un colpo di forbice: zac!
  2. tolgo uno dopo l'altro i petali a ciascuna rosa - fanno un rumore ovattato, come un trap sommesso e rassegnato - fino a che non rimane solo il centro colmo di piccoli semi
  3. peso i petali vellutati: sette rose corrispondono a 100 gr 
  4. pongo una manciata di petali nel mortaio e inizio a pestare: che sorpresa! Mi aspettavo un profumo dolciastro, invece ne scaturisce una sottile fragranza pungente, che sa di corse nei prati, di capelli al vento e risate gioiose
  5. una volta pestati tutti e ridotti in poltiglia, li travaso in un barattolo di vetro e li copro con 450 ml di alcol a 90° 
  6. chiudo il barattolo ermeticamente e lascio riposare il tutto in un luogo buio e fresco
  Tra dieci giorni preparerò lo sciroppo con 400 gr di zucchero e 300 ml d'acqua, e quando si sarà raffreddato lo verserò nel barattolo di vetro. Chiuderò di nuovo il barattolo e lo lascerò riposare per altri quaranta giorni. Infine, filtrerò il liquore e lo verserò in una bottiglina di vetro sottile e lo degusterò.
  In ricordo di quei pomeriggi di studio a casa della nonna. Prosit!

(-19; determinazione: leggermente distratta; umore: leggermente assonnato; sorriso del giorno: rosolio!)

mercoledì 10 dicembre 2014

# 2: penzieri (pensieri di panza)

Caro Diario,
  oggi son filosofica.
  Ho letto un articolo che mi ha fatto pensare. Non so se i miei pensieri vanno nella direzione suggerita, ma nascono all'improvviso e svolazzano nella testa sbattendo le ali contro altri pensieri più seri e altri più sfavillanti. 
  Se ho ben capito, "l'esperienza più intima è non sapere", non controllare la mia vita, non piegarla al mio volere, ma lasciarla fluire così come si dipana, nel bene e nel male. Solo così la si può assaporare fino in fondo.
  Per metà della mia vita procedo seguendo un programma elaborato già a otto anni: cinque anni di elementari, tre anni di medie, cinque anni di liceo classico, cinque anni di università, tre anni di specializzazione, lavorare. Fare quel che ho sempre desiderato mi rende felice.
  Per l'altra metà della mia vita sgarro: perdo la bussola, dimentico il programma, mi uggia, mi sta stretto. Esco dal mondo dorato e mi ritrovo in quello vero: molto, ma molto diverso. Accattivante, sorprendente, faticoso - certo - ma a suo modo sfavillante.
  I miei viaggi da fisici diventano mentali, supero paure e blocchi come mai avrei osato, divento amica di nemici ostinati, scopro i miei limiti e li supero. Non mi sento felice, ma a tratti orgogliosa di me. A tratti.
  È vero, vivere la vita come un surfer sulla sua tavola dà un senso d'appagamento. Ma dove sto andando? Dove vado, ogni giorno? Ovunque e in nessun posto: colgo tutte le opportunità che la vita mi offre, m'imbarco in avventure entusiasmanti, mi illudo di aver trovato la strada giusta e poi, appena ne son convinta, la strada si blocca contro un muro.
  Mi fermo un attimo e medito. 
  Forse, per me, il controllo non fa bene. Forse, per me, ignorare non fa bene. 
  Qual è la via giusta? Un giusto mezzo, come dicono i saggi? 
  Forse, per me, quel che fa bene è continuare a conoscere me stessa, nel bene e nel male, non perdere il sorriso (ironico) e tracciare una sottile linea che mi porti là dove so di voler andare e a cui aggrapparmi quando sono a rischio di scivolata.  

Gustavo Vieira Dias

(-21; determinazione: ferrea; umore: soleggiato; sorriso del giorno: penzieri!)

giovedì 4 dicembre 2014

# 1: si ricomincia!

Caro Diario, 
  hai notato?
  Si ricomincia con la settimana #1 e con un nuovo conto alla rovescia. Si va sempre avanti, dritti - più o meno - alla meta. E se poi si devierà dalla strada, spero almeno che sarà molto divertente.
  Questa settimana è pienissima: 
  • lunedì scrivo scrivo scrivo, ma sulla nuova poltrona da ufficio (basculante, rotante, regolabile in altezza e in similpelle nera: roarrr) la schiena ringrazia - poi spesa e tai-chi
  • martedì preparo la borsa e prendo il treno per Torino: libri, lane, aperitivi, amici da incontrare - insomma, dispiaciuta di lasciare  marito e canide, ma contenta degli incontri cittadini
  • mercoledì seguo un convegno in città e poi torno all'ovile
  • giovedì scrivo scrivo scrivo - e tai-chi
  • venerdì scrivo scrivo scrivo  - e puliamo casa (ohibò)
  • sabato termino di organizzare la camera (non mia!) - adrenalina a livelli altissimi
  • domenica lunga passeggiata in famiglia, un tè caldo con una fetta di torta e tanto riposo
  Mica male. Dici che ho dimenticato qualcosa, tipo il Punto Della Situazione? Posso solo dirti che procedo: metà lavanderia è riorganizzata e mi si è accesa una provvidenziale lampadina per riorganizzare anche l'altra metà. Quindi il Nuovo Piano D'Attacco non può essere altro che:

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(-28; determinazione: in buono stato; umore: positivo; sorriso del giorno: settimana piena!)

lunedì 1 dicembre 2014

Un mese di libri moltipllicato due: ottobre e novembre in giallo

Caro Diario,
  i gialli sono la mia passione. 
  Non ne conosco molti, sono affezionata a pochi autori (Agatha Chrisite su tutti) e raramente riesco a trovare nuovi giallisti che mi convincono.
  Le rare volte che provo ad avventurarmi in quelle che per me sono novità, rimango delusa: trama debolissima, finale sgonfio, incomprensione dei dialoghi (odio quando a un certo punto non si capisce più chi dice cosa e devo ritornare indietro e contare le battute), misteriose divagazioni "a effetto", oscurità totale su tutto ciò che sta succedendo.
  Ma quando un autore mi conquista, è fatta: rimarrà per sempre nella mia libreria, sezione Gialli, e le sue pagine saranno tra le più sgualcite.
 
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  Il mistero di rue des Saints-Pères, La donna del Père-Lachaise, Il delitto di Montmartre, L'Assassino del Marais, Il rilegatore di Batignolles di Claude Izner
  Li vedo la prima volta in una libreria della stazione Centrale di Milano, mentre aspetto il treno. Mi attirano per i loro titoli, per l'ambientazione nella Parigi di fine Ottocento e per il fatto che l'autrice non si chiama davvero Claude Izner. Anzi, l'autrice non è davvero un'autrice, ma due autrici. Claude Izner, infatti, è lo pseudonimo che due sorelle scrittrici e libraie usano per firmare  una serie di libri gialli. Poi li incontro di nuovo durante una cena del Club Rosa delle Prime Donne e mi vengono prestati, uno dopo l'altro, una settimana dopo l'altra. Mi piacciono così tanto, che decido di comprarli: non possono mancare nella mia libreria. La trama dei libri è sempre avvincente e lega con un filo sottile i fatti criminali con la vita privata dei protagonisti - che sono tratteggiati con vivacità e con una sincerità lievemente spietata. Tra tutti quanti, i miei preferiti sono Tasha Kherson, giovane pittrice russa in cerca del proprio stile personale, e Kenji Mori, libraio giapponese, socio dell'investigatore dilettante Victor Legris.

  Un delitto avrà luogo, Miss Marple: Nemesi, Miss Marple e i tredici problemi di Agatha Christie
  Adoro Jane Marple, rileggo sempre volentieri le sue indagini. Di lei amo l'arguzia, la vaporosità dei suoi scialli di lana, il ticchettio dei ferri da maglia e, soprattutto, il suo interesse per la natura umana. Nemesi è forse uno dei suoi libri che preferisco: per l'atmosfera triste e dolorosa che lo pervade, o per l'architettura studiata fin nei minimi dettagli da un vecchio amico appena morto, sicuramente per il desiderio di verità e giustizia che accompagna sempre questa vecchia signorina. Il mio proposito è quello di leggere tutte le indagini di Miss Marple, rigorosamente in ordine cronologico - mi piace seguire l'evoluzione dei personaggi durante la loro vita -, e bearmi della sagacia e della fine ironia che caratterizzano questa investigatrice del genere umano.

(-30; determinazione: attiva; umore: positivo; sorriso del giorno: ho per le mani un nuovo caso di Victor Legris!)
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