mercoledì 27 febbraio 2013

Lavori in corso: archivio (bis)

Caro Diario,
 questo archivio non s'ha da finire.
  Sarà anche vero che "le legura sensa cur, la sa ciapa a tutt'i urr", ma questa storia incomncia a farsi mooolto lunga.
 Stamane mi alzo con un mazzo di punti esclamativi piantanto in testa:
  1. ma le riviste superstiti (tutti i CasaFacile e i cataloghi Ikea dal 2008 a oggi), dove le metto? 
  2. E i libretti d'istruzione dei vari elettrodomestici, grandi o piccoli che siano, saranno comodi da prendere, in quella scatola di latta? 
  3. Perché mai i portariviste Kassett non sono compatibili con gli scaffali Billy (entrambi Ikea)? 
  4. Potrà essere utile questo vecchio portadocumenti a più tasche abbandonato al suo destino? 
  5. Le etichette, le lascio bianche o le coloro? 
  6. Riuscirò a riciclare egregiamente i vecchi portarivista Flyt e, soprattutto, come?
 Dilemmi esistenziali.
 Non posso nascondere, mio caro Diario, che la prima e la terza domanda mi causano un certo nervosismo: quando finalmente individuo i contenitori giusti, questi son fuori produzione - come le scatole con coperchio Kassett, quelle basse e perfette per contenere fogli A4 (e le riviste). Oppure non calzano a pennello coi mobili in cui devono stare - come i portariviste Kassett, che in sette occupano lo spazio di otto Flyt, senza nemmeno riempirlo bene.
 Ormai è chiaro: soffro di una forma acuta di horror vacui. Certi spazi vuoti m'innervosiscono.
 Nel corso della giornata, la nebbia in parte si dissipa:

  1. le riviste di CF andranno sugli scaffali superiori della Billy, divisi per anno in portariviste verticali;
  2. i cataloghi Ikea pure, vicino ai CF e ai libri d'arredamento;
  3. i libretti d'istruzione li smisterò in piccole scatole, suddivisi per tipologia (piccoli elettrodomestici, grandi elettrodomestici, mobili);
  4. il vecchio portadocumenti sarà perfetto per tappare il buco;
  5. le etichette staranno meglio bianche, mi sa;
  6. i vecchi portariviste andranno bene per i CF & Co., ricoperti e rinforzati sul fondo.
 In ogni caso, mio caro Diario, si accettano suggerimenti: sono sempre in tempo per cambiare idea.

(-299; determinazione: nebbiosa; umore: opaco; obiettivo: riorganizzare l'archivio; risultato: sempre in fieri)

martedì 26 febbraio 2013

Aghi - Incredibile, ma vero

Caro Diario,
 resta di stucco, è un Alinatrucco!
 Ho prodotto un cuscino con la macchina da cucire. Ed è venuto anche bene. Non lo dico per vantarmi, piuttosto per capacitarmene: sono molto stupita di me stessa.
 Sappi, infatti, che io sono una Falsa Precisa. Quando devo misurare, disegnare o tagliare al millimetro, mi scatta dentro un nervosismo e un'impazienza che rendon vano ogni mio sforzo. E così sbaglio. Ma sono talmente imprecisa nella mia imprecisione, da sembrare a tutti gli effetti molto precisa.
 Un po' ingarbugliato, ma è così.
 Sta di fatto che questo è il mio primo cuscino. Tre ore di sudato lavoro.
  1. Prima scelgo le stoffe, quattro in tutto e tutte bellissime: come si fa a decidere? Escludo quelle sui toni del blu, le scure e mi fiondo sui rosa, i lilla e un rosso-arancio. 
  2. Poi mi accingo a misurare e tagliare (vedi sopra) - tagliare con la rotella mi causa qualche ansia, perché è affilatissima e io sbadatissima. Sei pezzi: due rettangoli uguali per il retro, un rettangolo grande, uno piccolo, una striscia e un quadrato per il davanti. Puoi immaginare come sia sollevata alla fine (uno, due, tre, cinque, sette, dieci... ci son tutte! - le dita).
  3. Quindi è il momento di capire come unire i pezzi e di badare a non infilzarmi con gli spilli (ho paura degli aghi, lo sai, vero?). Il problema è far combaciare le stoffe e convincerle a non spostarsi, ma quelle son toste.
  4. Finalmente alla macchina! Posiziono il bordo delle stoffe sotto il piedino (senza pungermi), lo abbasso, trattengo i fili, pigio sull'acceleratore con dolcezza, metto le quattro frecce e parto. Prima, retromarcia, prima, mantenendo una velocità costante, senza sbandare troppo a destra, né troppo a sinistra, fino alla fine della via, ops! della stoffa. Poi di nuovo retromarcia, prima e stop. Anf... Ce la faccio, cucio dritta, non mi pungo e non distruggo la macchina!
  5. Ripeto i punti 3 e 4 con le altre due parti che compongono il davanti. Non senza sudare, sbuffare, inveire, osare, sperare e, finalmente, riprendere a respirare.
  6. Ma il bello deve ancora venire: una volta orlato i due pezzi del retro (evviva, imparo a fare l'orlo!), si unisce il tutto. Muso contro muso, sovrappongo il retro al davanti e costello di spilli tutto il perimetro. Porto alla macchina, prendo fiato e via col ratatatàn. Cuci, cuci, cuci, dritto, dritto, dritto.  'Nagg'! Raddrizza, raddrizza, raddrizza, cuci, cuci, cuci. Angolo! Giù l'ago, su il piedino, mezza giravolta e di nuovo: cuci, cuci, cuci, dritto, dritto, dritto... Senza alcun preavviso (non c'è una spia rossa??) finisce il filo di sotto: mi fermo, apro lo sportellino del crochet, ricarico la spoletta, richiudo lo sportellino e posso finalmente ripartire.
  Insomma, dopo tre ore di mille avventure, muscoli in tensione, tanto sospirare e mooolto aiuto da parte delle maestre Laura & Laura, ecco il risultato:

Fronte
Retro

 In tutta onestà, mio caro Diario, tu cosa ne pensi?

(-300! determinazione: in rialzo; umore: roseo; obiettivo: {generale} ritornare alle sane abitudini; risultato: in fieri)

lunedì 25 febbraio 2013

Tredicesima settimana

Caro Diario,
 sarà faticoso, ma voglio essere sincera.
 Dovrò raccontarti di un Punto Della Situazione un po' balzano.
 La prendo alla larga.
 Non puoi immaginare quanto tu mi sia utile per fissare scadenze e obiettivi ben precisi! Mi spingi a pianificare le giornate (addirittura la settimana intera), mi sproni a far bene le cose e la sera ti aspetti dei risultati. Bla, bla, bla, bla.
 Ma io sono la Regina degli Alibi, la Virtuosa della Scusa, la Maga del Pretesto. E un'incredibile pigra.

 Numero Uno
 Non posso farci nulla, ho l'indole della principessa. Mani e piedi piccoli posson testimoniare. Mi uggia, uh, se mi uggia!, anche solo contemplare l'idea di pulire, stirare, riordinare e mi distrugge sapere che farli una volta sola nella vita non basta. Tutto quel che odio è per sempre. Glab.
 Il mio sogno è trovare qualcuno che si occupi di queste oscure incombenze al posto mio (appena divento ricca). Il mio incubo è non diventare mai ricca.

 Numero Due
 A quanto pare le sane abitudini sono labili: non è colpa mia, se scappan via facilmente. Sul più bello, quando ormai son sicura di averle fatte mie, loro puf! svaniscono e mi lascian lì come un baccalà appeso. In balia delle cattive abitudini, sempre in agguato, persistenti, coriacee, granitiche. In realtà, sono una vittima.

 Numero Tre
 Non sono dotata del senso della misura: non so quanto siano nella realtà cento metri di strada, né trentatre decilitri di latte, né tre chili di libri. Non riesco a tramutare questi concetti astratti in cose tangibili.
 Alla stessa maniera, sono incapace di comprendere quanto misurano nella realtà le mie forze, fisiche e mentali. In poche parole, mi sopravvaluto: miro a bersagli troppo lontani per la mia miopia. Sono discriminata dalle diottrie.
  
 Ebbene, a capo chino e con tono contrito, non mi resta che confessare i miei peccati: (1) è da qualche sera che m'addormento sul divano e mi risveglio alle prime ore del mattino per emigrare in camera; (2) è da qualche mattina che snobbo la sveglia e ritardo di mezz'ora tutto il programma; (3) è da qualche giorno che non seguo la dieta e nemmeno faccio ginnastica; (4) è da troppo che i vestiti - puliti e piegati - soggiornano sulla poltrona dimenticati.
 Cerco di correre ai ripari con liste, grafici e tabelle, ma la realtà è che quando mi sento costretta a far qualcosa che non mi va, mi ribello: l'Astratta, la Vittima e la Principessa che sono in me si rifiutano categoricamente. In poche parole, non so più come prendermi.

 Questa è la parte brutta. La parte bella è che posso tirare un po' di righe sull'ultima lista: conclusa la cernita delle riviste (come da documento fotografico), quasi finito l'archivio (il marito s'è smarrito), liberato il sottoscala e iniziato il progetto. Sì!

Sempre più in alto!

 Non mi resta che mostrarti il Nuovo Piano D'Attacco. E' molto semplice e lineare:


 (-301; determinazione: in salita; umore: acceso; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)

Chez moi #12: brutta, ma buona

Caro Diario,
 oggi il mondo è bianco, là fuori.
 Nevica ormai da ventiquattro ore, senza soluzione di continuità. Ogni tanto a fiocchi piccolissimi, che sembrano gocce di pioggia densa, poi a fiocchi piatti e leggeri, che scendono indiavolati seguendo una traiettoria tutta loro. In giardino le sedie, il tavolo, l'erba, le reti sono ricoperti da una soffice trapunta bianca. Vien voglia di leccarla - saprà di vaniglia o di frutti esotici? -, come fa il Baldo.
 Giornata tranquilla, quindi. Apparentemente: coi nostri soliti ritmi laschi riusciamo a rilassarci, lavorare, giocare, cucinare, mangiare, gustarci un buon film, votare, passeggiare nel paesaggio bianco.
 Il Baldo è fantastico là in mezzo: zampetta sicuro e affonda nei cumuli ovattati alla ricerca dei messaggi lasciati dalle sue cagnoline.  Pare quasi che tutto quel bianco amplifichi gli odori. Noi sentiamo un profumo ancestrale di pulito e di nuovo. Le novità, ne sono sicura, sanno di neve.


 E' la giornata giusta per una torta da coccola, di quelle che già a prepararle rassicurano. La mia è la torta all'arancia, versione numero 3.
 Con gesti sicuri raccolgo gl'ingredienti, in ordine di apparizione li misuro e verso nella terrina, sbatto con la frusta ciò che devo, aggiungo l'ultimo tocco e inforno. Tutto senza nemmeno rendermene conto, talmente sono abituata e talmente è un conforto prepararla.
 Al rallentatore ecco quel che fo:
  1. sbatto le uova e lo zucchero in una terrina;
  2. aggiungo lo yogurt e mescolo;
  3. verso la farina e il lievito setacciati, continuando a mescolare;
  4. grattugio la scorza dell'arancia, la spremo e verso scorza e succo nell'impasto, sempre mescolando;
  5. taglio a tocchetti le albicocche disidratate (variante di oggi);
  6. (mi dimentico di aggiungere la cannella, ma forse è un bene, perché farebbe a pugni con le albicocche);
  7. bagno, strizzo e stendo nella tortiera un pezzo di carta da forno, vi rovescio l'impasto e aggiungo le gocce di cioccolato;
  8. inforno e, mentre aspetto, mi godo il profumo che pervade la casa (180°, 30')


  Brutta, ma buona.

(-302; determinazione: alta: umore: cristallino; obiettivo: cucinare; risultato: ottenuto)

giovedì 21 febbraio 2013

Lavori in corso: archivio

Caro Diario,
 sto producendo: carta straccia.
 Uno degli obiettivi di questa settimana è "Cernita vecchie riviste" e io mi sto impegnando. In libreria ci sono ben undici raccoglitori pieni zeppi di giornali e riviste. Ma, se voglio trasferir qui l'archivio, essi devono saltare. Direttamente in pattumiera, hop!


 Conservo riviste d'archeologia e di turismo locale (nello studio) e d'arredamento (qui). Le prime rimarranno per molto, forse in eterno, le altre posso sfoltirle - alcune le tengo solo per abitudine. Tra ieri e oggi elimino tre raccoglitori: seduta comodamente sul divano, sulla mia destra una pila di giornali, sulle gambe quella che sto vagliando e per terra quelle scartate. Sfoglio, leggo, osservo, valuto, guardo e, a volte, strappo: le pagine che m'interessano le metto sulla mia sinistra, in un mucchietto (prassi che mi preoccupa un po', ma è un problema che risolverò in un altro momento).
 Rileggere queste vecchie riviste mi fa sorridere: prima di scoprire il mondo di CasaFacile (rivista, fanpage su Facebook, i mille eventi, ma soprattutto il direttore e tutta la Redazione e gli altri appassionati di arredamento come me) la mia vita è così diversa.


 Ho ancora tre giorni di tempo per terminare il lavoro, ma prima lo fo, prima l'archivio va al suo posto. E prima l'archivio va al suo posto, prima possiamo trasferire gli scatoloni del sottoscala sul pianerottolo della libreria. E prima spostiamo tutto l'ambaradan, prima iniziamo i lavori per tramutare uno squallido sottoscala di cemento in una meravigliosa dispensa dotata di cassettoni estraibili.
 Dici poco...!

(-305; determinazione: dispersiva; umore: opaco; obiettivo: vagliare vecchie rivste; risultato: in fieri)

mercoledì 20 febbraio 2013

Passeggiata

Caro Diario,
 sono strabiliata.
 In questi giorni, una serie di scambi d'opinioni e pensieri errabondi, mi conduce verso una realtà innegabile: io e il divano abbiamo la stessa forma.
 Quell'ora di ginnastica a giorni alterni (tranne i festivi), porta a risultati mooolto lenti. Qui ci vuole una soluzione drastica.

 Tutto inizia con un incontro virtual/reale: è già la seconda volta che m'imbatto in qualcuno che sta seguendo un sistema di dimagrimento via internet. La cosa m'incuriosisce e decido di dare un'occhiata da vicino.
 Accendo il computer e mi collego alla rete, digito il nome del sito in questione e attendo. Sempre un po' scettica (nata santommaso), rispondo a tutto quel che mi chiedono - una sorta di terzo grado a fin di bene. Clicco invio. E scopro che:
  • il mio peso forma può vagabondare spensierato tra i 55 e i 75 kg
  • la mia allergia alla frutta non è contemplata (peggio per me)
  • il mio stile di vita sedentario mi porterà a morte certa
 Mie considerazioni:
  • ma venti chili di range (20!) non son troppi? Speravo mi bacchettassero, che mi dicessero: pentiti! invece mi lascian libera di ingrassare allegramente. Sia ben chiaro, io a 75 kg non voglio mai arrivarci
  • a quanto pare non è permesso non mangiar frutta: m'infilano 150 gr a piacere tre volte al dì. Mi voglion morta (sistema di dimagrimento efficace, ma eccessivo)
  • il mio amore infinito per il mio divano (e la mia pigriza) sarà la causa delle mie future patologie cardiovascolari. Ogni aggettivo possessivo esprime l'orrore di questa presa di coscienza
 La questione mi preoccupa non poco: in famiglia abbiamo tendenze cardiopatiche accertate (coronarie capricciose, aorta anelastica, paura del verbo bypassare - ma anche molto sollievo, poi).
 Quindi, soluzione drastica: diecimila (10.000!) passi al giorno. Che corrispondono più o meno a sette (7!) chilometri e due (2!) ore di camminata.
 Anche se sono compresi tutti gli spostamenti che si fanno normalmente in un arco della giornata, dalla sveglia a Morfeo, non posso barare: io e il mio divano assieme non arriviamo nemmeno a duemila. Mi tocca integrare con un'amena passeggiata di un'ora (camminata lunga, la chiamano gli esperti).
 Oppure equipaggiare il divano. Secondo te, mio caro Diario, a quanti giri di rotelle corrispondono diecimila passi?


(- 306; determinazione: vagabonda; umore: opaco; obiettivo: evitare morte certa per pigrizia; risultato: in fieri)

martedì 19 febbraio 2013

Dodicesima settimana

Caro Diario,
 ghe sem, in ritardo di un giorno, ma ghe sem.
 Sarò di poche parole. Con un Punto Della Situazione così positivo (non faccio tutto ciò che non devo fare), ho ben poco da dire.
 Ma ho un Nuovo Piano D'Attacco piuttosto denso e condiviso col marito:


 Siamo a un punto di svolta: il (mini) ripostiglio del bagno verde e la dispensa del sottoscala sono nella lista delle cose da fare da mesi! Tirare una riga sopra sarà catartico. E anche un po' incredibile.

(-307; determinazione: piatta; umore: rosellino; obiettivo: piano d'attacco; risultato: ghe sem)

lunedì 18 febbraio 2013

Le tre stagioni

Caro Diario,
 ti presento Marina, Primula ed Erica.


 Sono le mie bamboline lavorate all'uncinetto per l'iniziativa CasaFacile per Agal, liberamente ispirate alla piccola Magdalena.
 Ognuna coi suoi colori rappresenta una stagione.
 Primula - vestita di verde chiaro e prato, la gonna spruzzata di giallino e varie sfumature di rosa dei primi fiori - è la primavera.
  Marina - vestita di turchese e verde acqua, la gonna guizzante di giallo, arancio e rosso dei pesci - è l'estate.
 Erica - vestita di giallo e nocciola, la gonna macchiata di giallo, arancio, rosso e viola delle foglie cadenti - è l'autunno.
 La bambolina dell'inverno non c'è. E' ancora in letargo.

(-308; determinazione: alta; umore: offuscato; obiettivo: contribuire al progetto Agal; risultato: ottenuto)

sabato 16 febbraio 2013

Lavori in corso: il (mini) ripostiglio

Caro Diario,
 il mio fine settimana sarà lungo un giorno in più.
 Stamane mi sveglio convinta che sia domenica (e ieri sera mi addormento convinta che sia sabato): scoprire di avere ventiquattro ore in più di scanzonata vita familiare è un vero regalo.
 Con ritmi laschi, ci mettiamo subito al lavoro: c'è un (mini) ripostiglio che aspetta d'esser riorganizzato.
 Si tratta del vano sottoscala, ubicato in un angolo del bagno verde. Fino a un paio di giorni fa drappeggiato con una tenda tristissima - e odiatissima dal marito. Ora, invece, sfoggia un paio di ante di legno nuove di zecca, che mi commuovono al sol pensiero. Perché questo è uno degli spazi più desiderati che mai, ma anche tra i più tribolati.
 In origine è riempito dalla lavatrice. Poi la lavatrice emigra al piano di sopra, nella sua lavanderia fucsia Quindi ospita svogliatamente una raccolta di detersivi, spugnette, secchi, due o tre elettrodomestici e la bilancia del Baldo. Ora è pronto per trasformarsi in un (mini) ripostiglio super organizzato.
 Prima, però, bisogna:
- dipingere di bianco il telaio delle ante
- dipingere di bianco l'esterno delle ante
- rivestire di carta l'interno delle ante
- rivestire di carta la mensola già esistente
- fissare le maniglie
- fissare a parete un gancio lungo per il bastone e il tubo dell'aspirapolvere
- fissare all'interno dell'anta sinistra uno scaffale per detersivi, detergenti e spugnette
- fissare all'interno dell'anta destra un gancio multiplo per scope
- lavare e allestire il carrellino a tre piani (per ora si diverte a correre - inutilizzato - su e giù per il balcone nelle giornate ventose)


 Sembra poco, ma quella rifinitura bianca lucida ha cambiato tutto l'aspetto del (mini) ripostiglio. La carta adesiva la mette il marito: dopo soli cinque minuti risolve la questione in totale scioltezza.
 Io mi astengo: l'ultima volta che provo a ricoprire qualcosa (un cassetto), rischio di trasformare me stessa in una mummia appiccicosa e il cassetto in un ammasso di segatura. Grrrr

(-310; determinazione: media; umore: medio; obiettivo: riorganizzare il (mini) ripostiglio; risultato: in fieri)

giovedì 14 febbraio 2013

Viavai libreschi

Caro Diario,
 "Mi sento abbandonata: orfana di libri", pensiero di qualche settimana fa.
 Finisco la trilogia di Chocolat in così poco tempo -  come se l'avessi bevuta in tazza (ingorda) - da sentirmi perduta.  Ed è talmente bella - anche se "bella" è riduttivo -, da esser sicura che nient'altro possa eguagliarla.
 Mi chiedo se sia il caso di leggere "La donna alata" (Holy Fools), l'altro libro di Joanne Harris. Ma no, non sarebbe lo stesso.
 Con occhio scettico esamino gli scaffali della libreria, nulla suscita il mio interesse. Non sono dell'umore adatto per il fantasy, né per i romanzi storici, né per i classici. Niente satira, niente comici, niente romanzi femminili. L'incanto con Agatha s'è interrotto e altri gialli non m'acchiappano. Mi soffermo sulla mensola dei viaggi... no, troppo impegnativi, ho bisogno di qualcosa di leggero. Eppure. C'è un titolo che attira la mia attenzione, un nome che mi fa sorridere di simpatia. Il libro è piccolo e sgualcito, ma mi chiama con forza: "Inglesi" di Beppe Severgnini.
 Letto e finito in meno di una settimana. "Un italiano in America" idem. Oggi prendo in mano "Manuale dell'uomo domestico", lo apro mentre sono immersa in un bagno caldo e già rido come una matta all'inizio del primo capitolo. Beppe Severgnini è una garanzia.

 A proposito di libri, oggi ne ho liberato uno! Partecipando al secondo ZeBuk Day, un evento di  bookcrossing social: scelgo quello giusto e lo lascio in un punto d'incontro del paese. E spero che qualcuno lo colga per leggerlo e, poi, liberarlo di nuovo.




 (-312; determinazione: passabile; umore: opaco; obiettivo: liberare un libro; risultato: ottenuto)

mercoledì 13 febbraio 2013

Allenamento farcito

Caro Diario,
 oggi è IL mercoledì.
 Il giorno in cui aggiungo una fetta di esercizi in più all'allenamento settimanale. Oltre allo step, fo anche gli esercizi a terra. Li fo prima, altrimenti rischio di sdraiarmi a terra su un fianco e rialzarmi domani sera.
 In ordine di apparizione: (prima) tre per le gambe, due per i glutei, tre per le braccia; (poi) trenta minuti di step.
 Ma non basta: astuta come una volpe ritengo opportuno infilare tra il prima e il dopo altri esercizi - i sei addominali magici:
  1. addominali regolari (già conosciuti e facili; vado in scioltezza)
  2. addominali inversi (idem come sopra)
  3. addominali obliqui (già conosciuti e odiati; dolorosi)
  4. addominali a bicicletta (già conosciuti e stupendamente simpatici; facili)
  5. addominali con gambe verticali (mai conosciuti, ma semplici)
  6. addominali con braccia allungate (mai conosciuti e avrei perferito non conoscerli; impossibili!)
l'immagine è piccola, ma rende bene l'idea...

 Conclusione: al termine di questa sessione atletica movimentata, mi sento irrigidita e appesantita da muscoli dimenticati da tempo. Mi sento come una donna sandwich: fetta sotto (gambe, glutei, braccia), fetta sopra (step) e farcitura (addominali).
 Speruma in ben.

(-313; determinazione: tenace; umore: rossscio; obiettivo: ginnastica; risultato: raggiunto)

martedì 12 febbraio 2013

Chez moi #11: pseudo lasagne

Caro Diario,
 ormai ne sono consapevole: devo cavalcare l'onda.
 Eh sì, è l'unica cosa che mi rimane da fare: afferrare la tavola da surf e rimanere in equilibrio sulla cresta dell'onda dei miei umori.
 Esempio: oggi mi sveglio grugnendo, senza uno scopo apparente nella mia vita; grugnisco a colazione (nulla di appetitoso), grugnisco ad aprire le persiane (Qualcuno - con la Q maiuscola - ha parcheggiato la macchina davanti alla porta di casa, come fo a uscire?), grugnisco a metà mattina. Poi, verso le 12.10 mi si accende improvvisa una lampadina e mi prende la voglia di fare - in particolare cucinarmi un buon pranzetto.
 E non solo cucino, canticchiando allegramente e compiaciuta di me stessa, ma ho ancora voglia di riassettare tutto quanto, mentre aspetto di poter addentare il mio nuovo esperimento. Inspiegabile. Ma mi adeguo.
 Tutto inizia quando mi chiedo come poter cucinare la polenta bianca di ieri sera (reduce di un revival infantilculinario del marito): fette fritte in padella o alla griglia? Con quale verdura di contorno, magari le verze? Sicuramente del formaggio. Mmm. Polenta, verze, gorgonzola... Una lasagna di polenta, verze e gorgonzola: aggiudicato!
 La ricetta questa volta è una mia invenzione:
  1. trito gli scalogni e li butto in pentola a dorare nell'olio caldo;
  2. taglio a listarelle la verza, l'aggiungo in pentola e aspetto che si ammorbidisca;
  3. verso un bicchiere di vino bianco e lascio sfumare, quindi salo e pepo;
  4. verso un paio di bicchieri d'acqua, copro col coperchio e lascio stufare la verza;
  5. intanto sciolgo il gorgonzola in una padella;
  6. grattugio il formaggio;
  7. taglio a fette sottili la polenta;
  8. ungo una pirofila di olio, vi adagio quattro fette di polenta, uno strato di verze ben scolate, una spolverata di grana e, di nuovo, uno strato di polenta, uno di verza e un altro di grana; sopra a tutto verso il gorgonzola fuso e inforno (180°, 15')

 Il risultato di questa mia voglia? Gustosissimo! Ne ho fatte due porzioni ma continuo ad addocchiare la seconda (del marito). La mangerà stasera, potrebbe anche non accorgersene mai...

(-314; determinazione: vaevieni; umore: spiritoso; obiettivo: cucinare; risultato: buono, ma troppo poco)

lunedì 11 febbraio 2013

Undicesima settimana

Caro Diario,
 sono proprio orgogliosa di me.
 Sto aspettando che qualcuno mi consegni il meritatissimo premio "all'incontrario": tutto (o quasi) quello che è segnato in lista da fare, non lo faccio.
 Esarcitarmi a cucire: non pervenuto.
 Imparare a cucire dritto: non pervenuto.
 Imparare a misurare e tagliare la stoffa: non pervenuto.
 Piegare e metter via i vestiti: non pervenuto (in realtà i vestiti son piegati e perfettamente impilati sulla poltrona in attesa di tornare a casa loro).
 Varie ed eventuali: pervenuto! Mi dedico, infatti, a realizzare a crochet i lavori per Agal e mi perdo tra schemi, gomitoli, uncinetti e aghi da lana. Direi che il Punto Della Situazione non è proprio il massimo.
 Il Nuovo Piano D'Attaco? Questa volta mi faccio furba e lo scrivo al rovescio, tiè.


(-315; determinazione: ballerina; umore: danzante; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: pervenuto)

venerdì 8 febbraio 2013

Progressi

Caro Diario,
 in questi giorni faccio una gran scoperta. Anzi, due.
 Mi capita di ri-ricominciare a guidare: il sole è alto in cielo e la temperatura è di un paio di gradi sopra lo zero. Non ci sono presupposti per aver paura.
 Pagnottella sguscia agilmente tra i cancelli, i pilastri, le angustie del cortile e mi ritrovo in pista. Guido, percorro le strade e raggiungo la destinazione. Quando spengo luci e motore nel parcheggio, mi accorgo che tutto è filato liscio. Stupore!
 Osservando la moviola nel cervello mi accorgo che:
  1. totalmente immersa nella corrente oceanica di pensieri avvincenti, posso concentrare tutta l'attenzione per la guida in una piccola bolla mentale (molto, moltissimo vigile), senza lasciar spazio alle visioni catastrofiche che solitamente m'assalgono!
  2. impostato bene il volante, posso affrontare il doppio curvone (infinita curva a sinistra subito seguita da infinita curva a destra) con due sole pigiatine al freno, senza spostare d'un millimetro lo sterzo e senza sudori freddi!
 Grandi speranze, per il futuro - da lunedì torneranno ghiaccio e neve e ciao Pep.
 Ma, finché il sole è alto e la temperatura pure, io e Pagnottella procediamo fieramente sull'asfalto al ritmo degli AC/DC, incuranti di essere a capo di una fila impaziente che avanza a 50 km/h.


(-318; determinazione: lenta; umore: ancora luminoso; obiettivo: guidare in scioltezza; risultato: quasi raggiunto)
 

giovedì 7 febbraio 2013

Chez moi #10: sciopero

Caro Diario,
 in questa casa oggi si fa sciopero.
 Il primo sciopero inizia di mattina: il Baldo storce il naso di fronte alla sua colazione. Manca il profumo, manca l'aroma, manca la dose di bocconcini, manca il tocco da chef! Quindi fa due passi indietro, si gira, mi guarda con occhio accusatore, mi lancia un "Pfui" e se ne va. Preferisce dormire a stomaco vuoto per tutto il giorno, piuttosto che mangiare quella sbobba.
 Mentre i suoi succhi gastrici gorgogliano nel vuoto, io m'accorgo che è giovedì, il giorno in cui cerco di farmi crescere una buona dose di voglia-di-cucinare. Ma non ci riesco, mi accorgo che ogni volta è più una sfida che un piacere. Ha senso tutto ciò? Invece di cercare una risposta a tale dilemma, decido di far sciopero anch'io. Ergo, oggi niente Chez Moi, nada, niet, zero, zerella.
 Il marito accoglie questa notizia con enorme dispiacere, mi accusa di averlo illuso, è ferito nel suo orgoglio di assaggiatore ufficiale, rimpiange il tempo perso a simulare di fronte allo specchio la faccia di-chi-apprezza-le-schifezze-culinarie-della-moglie-sennò-non-cucina-più. E decide di far sciopero: si siede sul divano con sguardo perso ("E ora cosa mangio?" si legge), incrocia le braccia, le scrocia, si sdraia su un fianco e ronfa. Sta ronfando ancora adesso.
 Triplice sciopero in dodici ore. Tutto per colpa del cibo. Dà da pensare.


(- 319; determinazione: svanita; umore: luminoso - merito di un'ottima notizia; obiettivo: cucinare: risultato: zerella)

mercoledì 6 febbraio 2013

Scarabocchi

Caro Diario,
 mercoledì è il giorno di mezzo per antonomasia.
 Altro che lunedì! E' questo il giorno in cui tiro le somme di quanto (non?) faccio e pianifico il resto della settimana. Ma oggi non riesco proprio a sommare nulla - il lavoro non fa punteggio.
 Fatto: (a) studiare CasaFacile Speciale Ristrutturare, allegato del mio giornale preferito appena uscito, (b) approfondire la lettura di alcuni blog davvero molto ispiranti, (c) procedere con la copertina crochet - la mia, perché quella del marito è in attesa di rifornimento lana, (d) preparare il mio contributo per l'iniziativa "Fatto a mano con il cuore" di CasaFacile e Agal, (e) fare ginnastica.
 Stesso esercizio (step), stessa scala e stesso cane tra i piedi. Letteralmente.
 Il Baldo non si dà pace, non riesce a spiegarsi questa mia affezione nei confronti del primo scalino, né trova risposta alle sue mille domande. Prima rimane dietro di me a osservare il movimento (e il ritmo, come Super Mario Bros). Poi raggiunge il pianerottolo per controllare cosa vi sia sulla scala a trattenermi (nada). Quindi scende fino al terzo gradino a beccarsi ritmiche coccole su testa e schiena. Infine desiste, archivia il tutto nel reparto "Roba da umani" e torna a cuccia, sospirando.


 P.S.: Che bella sorpresa stamane trovare su Google un "doodle"dedicato a Mary Leaky! Mi ricorda quei giorni passati a perdermi in libri e racconti e sogni...

(-320; determinazione: a intermittenza; umore: idem; obiettivo: multiplo; risultato: mah?)

martedì 5 febbraio 2013

Panni, la storia infinita

Caro Diario,
 la parola magica di oggi è piegare.
 Piegare, ritirare e sbuffare: tre parole magiche. Peccato che la magia finisca qui.
 Ogni superficie del piano di sopra è ricoperta da strati di vestiti, depositati nel giro di una settimana di black out. Accipicchia. Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo darci da fare.
 Mi viene il nervoso: il marito in poco tempo sistema tutti i suoi averi (lavoro, tempo libero, sport), io invece ne sono sommersa. Odio all'ennesima potenza fare tutto ciò!
 Nei giorni normali la prassi è la seguente:
  1. entro in lavanderia per appendere sullo stendino i panni appena lavati
  2. libero lo stendino dai panni asciutti e li piego seduta stante
  3. stendo i panni bagnati
  4. porto nella stanza guardaroba le pile di panni lavasciugapiegati e le appoggio momentaneamente sulla poltrona
  5. giro le spalle e mi accingo a fare cose più interessanti
 Tsk, tsk. Fatto sta che sul finire dell'altra settimana la lavatrice va a ciclo quasi continuo, in seguito a scoperte emozionanti di tovaglie, teli mare e altre cosine abbandonate da tempo. Ma all'inizio della scorsa settimana tutto si ferma - e complica - a causa dell'influenza accertata (la sua) e presunta (la mia).

Piango? Piango!

 Quindi oggi, controvoglia e niente affatto felice, mi tocca. Ma, sia ben chiaro, questa settimana stacco la spina della lavatrice.

(-321; determinazione: così così; umore: violino; obiettivo: piegare e ritirare i panni; risultato: vabbè...)

lunedì 4 febbraio 2013

Decima settimana

Caro Diario,
 son tornata or ora.
 Dopo una giornata intera passata a dormire profondamente (ieri), son pronta ad affrontare freddo, pigrizia e strada curvilinea per la seconda puntata del corso di cucito (oggi).
 Per ora non mi pronuncio - nemmeno le maestre Laura & Laura si pronunciano -, ma sono determinata: sogno di diventare pappa e ciccia con la macchina da cucire, sperando di aver ereditato anche solo un briciolo di bravura della nonna sarta.
 Poiché il Punto Della Situazione è abbastanza positivo (nonostante il pericolo influenza in agguato), il mio Nuovo Piano D'Attacco sarà quasi monotematico:


(- 322; determinazione: alta; umore: brillante; obiettivo: imparare a cucire; risultato: in fieri)

sabato 2 febbraio 2013

L'Orso e la Luna

Caro Diario,
 son passata per un saluto veloce.
 La giornata scivola fluida da mane a sera e assomiglia a ieri in tutto e per tutto. Tossisco di meno e ho sostituito il cappello con una mollettina, ma il resto è identico.
 La sera chiudo le persiane e, mentre aspetto (tutta imbacuccata) che il Baldo vinca la sua gara di corsa, mi ritrovo a cercare la luna nel cielo.


 Così si dice nel mondo contadino, da decenni, secoli o forse millenni.
 Per predire come sarà l'annata nei campi si guarda la luna di oggi, perché oggi è Candelora, la festa della luce ritrovata e della rinascita della natura. E l'Orso capirà se deve svegliarsi per l'arrivo della primavera o se gli conviene continuare a dormire, al perdurar dell'inverno.
 Questa sera il cielo è quasi buio, la luna è calante, poco più della metà: quindi ci aspetta un'annata così così? L'Orso cosa farà, rimarrà sulla soglia della sua caverna con gli occhi assonnati, indeciso sul da farsi? Povero Orso...
 Accompagnata da questa saggezza popolare, chiudo le persiane e rientro in casa.

(-324; determinazione: palpitante; umore: bianco; obiettivo: guarire; risultato: in fieri)

venerdì 1 febbraio 2013

Cronaca di un malanno annunciato

Caro Diario,
 non posso stare molto.
 Mi soffio il naso e tossisco di continuo: scrivere diventa scomodo.
 Ma non mi meraviglio. Nell'istante preciso in cui il marito attraversa la soglia di casa dicendo: "Non mi sento molto bene, cof, cof!", capisco che il nostro destino è segnato. Lui cade ammalato in preda al virus dell'influenza, io faccio gli scongiuri, ma so di essere la prossima. Resiste il Baldo, che sembra solo un po' scocciato che nessuno voglia giocare con lui in giardino. Gasp.
 Vuoi sapere la mia tenuta di oggi, quella per cui passerò alle cronache del vicinato? Pigiama tutiforme (ma sempre pigiama), berretto di lana calcato fin sulle ciglia e sciarpona a doppio giro - che mi tiene il collo ritto come fosse un collare. Da mane a sera, e non mollerò il cappello nemmeno stanotte. Talmente affascinante, che pure la febbre si è allontanata appena passata a trovarmi!


(-325; determinazione: resistente; umore: appannato; obiettivo: resistere al virus; risultato: mah!)
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