venerdì 31 maggio 2013

Lo struzzo e la farfalla

Caro Diario,
 oggi mi sento una miracolata.
 E' da giorni che mi sento oppressa da un'incombenza importantissima, una scadenza che mi tormenta di giorno, di notte, tra i sogni e al risveglio. Insomma, il cuore che batte veloce e l'adrenalina che scorre a intermittenza mi mantengono in un costante livello di ansia. Talmente alto, da farmi venir mal di testa atroci.
 Ma cosa ci posso fare? Questo è, che mi piaccia o meno. Mi dispero, ma vado a vanti come meglio posso.
 Una delle mie tattiche preferite, acquisita da poco, è quella dello struzzo.
 Non fraintendermi, mio caro Diario: io i problemi voglio risolverli. Finché non trovo come smontare mattone per mattone il muro che mi si para davanti, non mi do per vinta.
 Con gli anni, però, imparo che ne esistono di alcuni irriducibili. Per quelli la soluzione vien da sé, l'unica cosa che si può fare è aspettare. Aspettare e sperare in un miracolo.
 E miracolo fu!
 L'incombenza esiste ancora, ma la scadenza è diventata più umana. Evviva! Ora svolazzo come una farfalla nel cielo azzurro della mia mente. Sappilo.


(-217; determinazione: estrema; umore: svolazzante; obiettivo: gioire della vita; risultato: ottenuto)

mercoledì 29 maggio 2013

Chez moi #20: polpette di miglio

Caro Diario,
 la mia nuova dieta dice "miglio", e io cinguetto.
 Voglio dire, mi adeguo. Non ho la più pallida idea di cosa sia il meglio, a parte essere un cereale. Perciò, quando apro la confezione son molto sorpresa: i chicchi son piccolissimi (forse un millimetro di diametro), gialli e rotondi. Molto simpatici.
 Cerco in internet come cucinarlo e provo. Dopo venti minuti di cottura è pronto: s'è gonfiato d'acqua e ha una consistenza morbida e cremosa, che mi ricorda molto il semolino - di cui vado ghiotta e che, purtroppo, per un po' non potrò più mangiare. Il sapore è molto buono, in linea con l'aspetto.
 Insomma, il miglio mi piace in tutto e per tutto.
 Ma voglio di più: come utilizzarlo in cucina, esistono ricette alternative alla pappa-coccola, piacerà al marito? Queste sono le domande che mi rutilano nel cervello.
 Dopo attente ricerche nel web, trovo una ricettina che solletica il mio appetito e la mia indole sperimentatrice. Ed eccomi all'opera:

  1. taglio una zucchina a tocchetti e un porro a rondelle;
  2. verso l'acqua in pentola, salo, unisco il miglio e le verdure, e lascio cuocere (20')
  3. passo al mixer il miglio con le verdure, aggiungo i formaggi e qualche goccia di tabasco, e mescolo;
  4. preparo l'impanatura mescolando il pan grattato a un pizzico di sale e all'erba cipollina;
  5. formo delle palline col composto di miglio, le impano ben bene e le pongo su una teglia da forno;
  6. irroro di olio e inforno (180°, 30').
 Al punto 2, il marito entra in cucina e dà un'occhiata in zona cottura.
 Lui (incuriosito-ma-anche-un-poco-preoccupato): "Cosa stai preparando di buono?"
 Io: "Una cosina"
 Lui (ansioso): "Mm. Bene. Sta' attenta che non bruci."
 Io: "Certo."
 Lui (insistente): "Amore, controlla che non bruci. Anzi. Sta già bruciando."
 Io: "Abbassa il fuoco"
 Lui (decisamente-preoccupato): "Va bene, allora io vado. Mi raccomando, tesoro, sta' attenta. Non bruciare la casa."
 Tzè. Uomo di poca fede. La casa non brucia, la cucina non brucia, le polpette non bruciano. In compenso io brucio d'impazienza perché il profumino che si sprigiona dal forno è a dir poco acquolinogeno (il Baldo conferma).
 Suona il timer, son pronte! Sono un po' anemiche (nulla batte il fritto) e, a dirla tutta, un poco bitorzolute. Impiatto e assaggio.


 Mmmmmmmm, bontà divina! Miglio mio, sei il miglior esperimento gustato finora: con la tua perfetta rotondità - di forma e di gusto - mi hai definitivamente conquistata.

(- 219; determinazione: buona; umore: altalenante; obiettivo: cucinare; risultato: ottenuto)

lunedì 27 maggio 2013

Ventiseiesima settimana

Caro Diario,
 arrivo a una certa ora e il mio cervello abbassa la saracinesca.
 Sta in ballo per un tot di ore, dopodiché si rifiuta di andar oltre. Molto bene. Non capisco se ha dei limiti suoi naturali o se son io a spingerlo all'inverosimile. Meglio fermarmi, per stasera, prima che si spacchi del tutto.
 Così ti annunzio che sarò breve.
 Il Punto Della Situazione è positivo: scrivo, scrivo, scrivo, scrivo.
 Il Nuovo Piano D'Attacco? Mi vengono in mente mille cose più una, tutte urgenti e necessarie. Anche qualcosina di piacevole. Ma stavolta non posso scappare, è doveroso che mi occupi di un'unica questione:


 Bleahrrrk.

(-220; determinazione: in bilico; umore: roseo; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)

venerdì 24 maggio 2013

New York, New York

Caro Diario,
 sono monotematica, lo so.
 Ma son così contenta di veder rinascere lo studio, che non riesco a distogliere gli occhi. E la mente.
 Spesso mi capita di comprare un oggetto spinta da un impulso irrefrenabile. Spesso mi capita di tornare a casa col bottino e passar giorni a guardarlo nella speranza che mi suggerisca cosa farne.
 Come per gli stickers: ne abbiamo in casa ben sei. Uno solo - l'ultimo acquistato - lo posizioniamo immediatamente al suo posto. Tutti gli altri vagolano per casa in cerca di una dimora. Come i quattro grattacieli di New York, alti, svettanti, frecce di libertà puntate verso il cielo. Li prendo perché prima o poi a New York ci andrò, perché sono una finestra su un mondo libero. Ma... be', non so dove metterli.
 Perciò, appena in casa, per non darla vinta al marito ("Perché li prendi, che poi girano in giro per settimane/mesi?") li attacco alla bell'e meglio sul fondo dell'Expedit, troppo presto nascosti da libri, appunti, quaderni, riviste e altre cianfrusaglie, così bene da dimenticarmi della loro esistenza.
 Li ritrovo con stupore nel momento in cui ripuliamo la libreria. E ora, che di lì se ne devono andare, dove li metto? Argh.
 E poi un giorno un'amica condivide un'idea strepitosa: realizzare il tappetino del mouse con i washi tapes. Mumble mumble. Perché no?





(-223; determinazione: buona; umore: buono; obiettivo: decorare lo studio; risultato: in fieri)

giovedì 23 maggio 2013

Tic toc

Caro Diario,
 ogni tanto ne penso una buona.
 Quando entri a casa nostra, la prima cosa che vedi è il soggiorno, con la sua finestra sul giardino e il camino nel mezzo. Se giri lo sguardo verso sinistra, trovi la cucina bianca, lucida e riscaldata dal legno e dai libri. Se ti volti a destra, la visuale è dominata dall'orrida scala. Tanto amata, ma tanto brutta: cemento grezzo e una passatoia verde scuro su tutta la lunghezza. Un orrore e una vergogna al contempo.
 Ci vorrebbe proprio qualcosa di insolito, che attiri su di sé tutta l'attenzione.
 Pensa che ti ripensa, un'idea si fa strada: qui sarebbe perfetto un pendolo! Come quelli di una volta, un po' sagomati, paciosi. Ma rigorosamente bianco e nero, come il resto dello studio.
 Detto, fatto:
  1. capatina all'Ikea per acquistare il necessario;
  2. leggera levigatura del muro (il marito vorrebbe ridipingerlo, ma a me l'aspetto invecchiato piace. E poi ho fretta);
  3. posizionamento dei pezzi;
  4. raid al Brico per acquistare l'orologio giusto;
  5. abbellimento dell'orologio.


(-224; determinazione: nella norma; umore: quasi colorato; obiettivo: decorare lo studio; risultato: in fieri)

martedì 21 maggio 2013

Paroladordine: organizzare lo studio (1)

Caro Diario,
 questa è la storia di una libreria irrequieta.
 Premessa: quando acquistiamo questa casa, riesco a vedere già con occhi sberluccicosi come trasformare il vecchio e malconcio cassero in uno studio. Il mio studio. Nei miei progetti, tre pareti sono tappezzate di libri, vedo un'enorme libreria che si sviluppa tutto attorno, sopra la portafinestra e il passaggio verso il soggiorno. E sulla parete di sinistra, prevedo una nicchia per il pc, la stampante, il modem e tutto quel che serve.
 Dopo il trasloco, mi guardo attorno e mi rendo conto che la solitaria Expedit 5x5 e il tavolo della nonna non bastano, c'è bisogno di un'altra libreria. E così fa il suo ingresso una nuova Expedit pseudo 5x5, perché nel centro ha una nicchia per appendervi la tv.
 Prima versione La posizioniamo sulla parete di sinistra, inseriamo il pc al posto della tv, la stampante al posto del lettore dvd, il modem, attacchiamo un piano per tastiera estraibile, togliamo uno scaffalino per far spazio alla pcu. Perché il marito non la vuole per terra ("Prende polvere!" asserisce). Ma io non la sopporto: rompe la simmetria, troppo alta, troppo profonda (esce di 10 cm), troppo blu. Mumble mumble.
 Seconda versione Togliamo pc, pcu, stampante, modem, piano estraibile (che vanno a finire altrove - ma questa è un'altra storia), riposizioniamo lo scaffalino e inseriamo altri divisori verticali per modificare l'Expedit da pseudo 5x5 a vera 5x5.
 Ma il caso vuole che un giorno d'estate un fulmine improvviso dia il colpo di grazia al povero pc. E che un caro amico decida di cambiare tecnologia e ci dia il suo Mac. "Ehi, il Mac non ha pcu!" è il mio primo pensiero. E che sia giunto il momento di ridisegnare lo studio (leggi, trasformare la stanza della vergogna in un luogo accogliente in cui studiare, scrivere e lavorare). Mumble mumble.
 Terza versione Togliamo divisori verticali, libri e cianfrusaglie accumulatesi nel tempo, aggiungiamo un fondo, riorganizziamo i libri, aggiungiamo Mac, modem, telefono, lampada e due piani estraibili - uno per la tastiera, l'altro per la stampante. Et voilà!


 Quarta versione Anche questa è un'altra storia, ma non la conosco. Non ancora ;-)

(-226; determinazione: buona; umore: buono; obiettivo riorganizzare lo studio; risultato: in fieri)

lunedì 20 maggio 2013

Venticinquesima settimana

Caro Diario,
 sarò brutale.
 Il Punto Della Situazione è tragico: mi addormento tardi, dormo male, mi sveglio allucinata, salto la dieta, mangio quel che capita, trascuro me stessa (è da venti giorni che devo acquistare le nuove lenti a contatto, tanto per dirne una) e la casa (no bucato, no vestiti), non faccio ginnastica e non porto a spasso il Baldo. E trascuro anche te, da troppi giorni. Degli obiettivi a breve termine, nemmeno uno porto a compimento. Uff. Non ne vado fiera, anzi la cosa m'infastidisce parecchio. Ma, come si suol dire, ho da fare. Passo i giorni a battere indiavolata le dita sulla tastiera, nel vano tentativo di scrivere cose sensate entro la data prestabilita. Dopodiché il cervello mi rimane acceso per ore, con un costante ronzio di sottofondo, i pensieri trasformati in vespe turbolente, gli occhi vaghi e vorticosi. Argh.
 Ma, nonostante questo, ho fiducia nelle capacità ancestrali di adattamento del genere umano. Iniziando subito dal Nuovo Piano D'Attacco:


 (-227; determinazione: frustrata; umore: bigio; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)

martedì 14 maggio 2013

Ventiquattresima settimana

Caro Diario,
 vorrei tirar testate al muro.
 Ma non ho un muro a cui tirarle, son tutti da risistemare.
 Amo la nostra casa, fin dal primo passo oltre la soglia (ben se anni fa). Amo la sua veneranda età (centocinquanta anni), le sue infinite possibilità, le sfide nell'arredarla e nel renderla più a nostra immagine e somiglianza. Amo il giardino, le sue promesse di profumi e sapori, il relax al sole. C'è ben poco che non ami di lei.
 Sicuramente non amo l'umidità che trasuda dai muri e fa fiorire la vernice. E in certi punti, quelli nascosti dietro i mobili, si trasforma in muffa. Odio la muffa: il colore, la consistenza, l'odore, la stoltezza, l'ubiquità. Grrr.
 Ecco perché il Punto Della Situazione è incompleto: domenica mattina, dopo colazione, montiamo i nuovi scaffali dello studio e scostiamo quello vecchio, pronti a posizionarli e riempirli. Ma. Eccola che fa capolino, là nell'angolo e sulla parete appena liberata, proprio sopra lo zoccolino. Addio sogni di gloria.
 Il tavolo rimane addossato alla libreria in fondo, il vecchio scaffale tra il tavolo e la scala, i nuovi scaffali disseminati tra soggiorno, ingressino e scala. Uffaaa.
 Perciò il Nuovo Piano D'Attacco è un po' pieno zeppo di roba da fare:


 Ce la farò? Mi gira già la testa. Glab.

(-233; determinazione: buona; umore: buono; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto, ma...)

lunedì 13 maggio 2013

C.V.D.

Caro Diario,
 lo sapevo. Lo sapevo!
 Rimando da tempo l'esperimento di fare il pane in casa per un ovvio motivo: il timore del disastro - che puntualmente avviene.
 Ma oggi, all'ora di pranzo, mi salta il picchio e mi butto nell'impresa. Le mie armi sono: una terrina (anzi due), un cucchiaio di legno, una frusta (perché mai, poi?), un tagliere infarinato, una bilancia, due mani;  i miei avversari: 200 gr di farina di farro, 100 gr di farina di grano tenero 00, 200 gr d'acqua, 8 gr di lievito, 1 cucchiaino di sale.
 Ora, mi chiedo se il Primo Panificatore dell'umanità ha vissuto i miei stessi attimi di (in ordine d'apparizione):  sgomento, inquietudine, incredulità, riso sfrenato, rassegnazione, titubanza.
 Il procedimento è lungo, ma non troppo difficile:
  1. in una terrina sciogliere il lievito nell'acqua;
  2. aggiungere la farina e mescolare col cucchiaio di legno;
  3. quando è bel amalgamato, versare il sale e farlo sciogliere nell'impasto;
  4. quindi trasferire il tutto su un tagliere ben infarinato e impastare con foga, finché l'impasto diventa elastico (15-20');
  5. rimettere l'impasto nella terrina, coprirla con un panno umido e infornarla (forno spento, ma precedentemente scaldato al minimo, 90');
  6. stendere sul tagliere infarinato la pasta di pane lievitata, formare un cilindro e porlo di nuovo in forno a lievitare ulteriormente (120');
  7. quindi mettere la pasta di pane nella forma e cuocere (240° per 10', poi 180° per 20')
 Va bene, pare fattibile.
 Primo intoppo. All'improvviso scordo ogni fondamento matematico e sbaglio l'equivalenza iniziale: invece di 2 dl (= 200 ml = 200 gr) d'acqua, ne verso 20 dl (= 2000 ml = 2 l). Non sciolgo il lievito nell'acqua, l'affogo. Mmm. Iniziamo bene.
 Butto via tutto, controllo in internet dove posso aver sbagliato (digitando su Google la fatidica domanda: "200 gr di acqua = dl?") e ricomincio da capo.
 Secondo intoppo. Non so per quale motivo, sostituisco il cucchiaio di legno con una frusta. L'effetto grosso grumo è immediato. Per staccarlo dai fili di metallo, uso le mani, e me ne pento immediatamente: quella cosa non si stacca più. Cerco di toglierla da una mano, e mi s'appiccica all'altra, tentar non serve: ella è tenace.
 Terzo intoppo. Decido di trasferirmi sul tagliere, per fortuna già infarinato - ma non abbastanza, scopro: ora la cosa ha la consistenza di uno slimer, che tenta d'inglobare tutto ciò che tocca (le mie mani, il tagliere, il cucchiaio di legno, il panno umido).
 Quarto intoppo. Mi libero della cosa e riesco a farla cadere nella terrina. Le mie mani son ricoperte di slimer , così pure il tagliere, il barattolo della farina (inutile), un po' anche il tavolo e pure il naso di Baldo, che s'è avventurato innocente da queste parti.
 Quinto intoppo. Non riesco a resistere agli impasti crudi. Assaggio un po' di slimer dal cucchiaio di legno (un bel po', in realtà). Se stasera il marito mi ritrova seduta sul lampadario, gonfia come un palloncino, è solo colpa mia.
 Sesto intoppo. Il tentativo di dargli una forma da pagnotta fallisce miseramente: altro che elastica, 'sta cosa è più appiccicosa che mai! Tento di staccarla dalle dita alla bell'e meglio, ma fatico assai. Con un tonfo morbido s'adagia sul fondo della forma in silicone e mi guata sghignazzando. Ma io l'inforno senza pietà: trenta minuti e avrò il responso.

Foto verità: slimer & pane

 Non ci credo, questo è il mio pane: bitorzoluto, informe, con sbavature da limar via, ma fatto da me. Ne taglio una fetta e assaggio: è morbidissimo e, seppur manca sale, buono.
 Nonostante tutto, l'esperimento non m'inorgoglisce, né mi sprona a provare di nuovo: la cucina è devastata (e appiccicosa) e io sono impastata da capo a piedi. Ma, soprattutto, il pensiero di dover rifare tutto ciò entro pochi giorni m'inquieta non poco.
 Fosse per me, l'umanità potrebbe andare avanti a pancakes.

(-234; determinazione: alta; umore: roseo; obiettivo: fare il pane a mano; risultato: esilarante)

venerdì 10 maggio 2013

L'eleganza di Mr Universo

Caro Diario,
 se davvero le mani sono il biglietto da visita di una persona, sono spacciata.
 Ho preso le mani da mia madre: piccole e - come dice lei - da principessa. Purtroppo, però, - dice anche - ho le nocche nodose tali e quali a quelle di mio padre. Non si può aver tutto dalla vita - insiste.
 Peccato che questa principessa (io) sia un'archeologa  Se prima era tutto un mettere crema e guanti di cotone la sera e manicure ogni domenica, con tanto di unghie lunghe e smalti coloratissimi e decorati (quando ancora zero nail art), ora mi ritrovo con mani secche, cuticole tenaci e invadenti come alghe, unghie cortissime e dita muscolose.
 Non ridere, le mie dita non sono grasse o gonfie, ma proprio muscolose: usando la cazzuola con foga per una decina di anni, le mie dita son degne di Mr Universo. Non posso più farci nulla.
 Dopo una ventina d'anni di dimenticanza, ora che sono una Q.Q. mi accorgo di quanto sia piacevole avere delle mani, se non belle, almeno curate.
 Quindi oggi bandisco ogni pigrizia e do inizio alle danze:
  1. lascio le mani a mollo nell'acqua tiepida per cinque minuti;
  2. le asciugo bene e spalmo la crema, insistendo sulle pellicine;
  3. con un bastoncino di ciliegio tiro indietro le pellicine (fantastico come questo semplice gesto possa farle apparire più grandi);
  4. stendo uno strato di smalto trasparente e due di quello colorato;
  5. lascio asciugare, tolgo eventuali (moltissimi) sbaffi con la penna correttiva e rimiro soddisfatta. 

 In realtà salto qualche punto (come il primo e il secondo) e, invece del bastoncino, uso l'unghia del pollice (yes) e inizio subito con lo smalto colorato: un bellissimo rosso-fucsia, che cambia sfumatura secondo la luce e il movimento delle dita. Una meraviglia inedita.
 Va be', le mani son sempre quelle: piccole, con dita nodose e muscolose (sì, muscolose!). Ma a me sembrano già più eleganti.

(-237; determinazione: in bilico; umore: idem; obiettivo: smaltare le unghie; risultato: ottenuto - e piace)

mercoledì 8 maggio 2013

Vita da cani

Caro Diario,
 ti racconto la mattina tipo mia e del Baldo.
 A
 Mi sveglio beatamente: andare a letto presto la sera dà i suoi buoni frutti. Apro le persiane, rifo il letto e scendo in soggiorno. "Guarda il Baldo come dorme (= finge di dormire)!" Apre un occhio sonnacchioso e sospira. Chiude l'occhio, ma le orecchie seguono ogni mio movimento: vuole doppia razione di coccole, come minimo. Appena mi avvicino al suo giaciglio, allunga le zampe per bloccarmi - infingardo -, si gira sulla schiena e con la zampetta si sfiora la pancia: doppia razione di coccole.
 "Cià, che apriamo le persiane in cortile! Scommetto che ora ti alzi con un balzo." Si alza con un balzo ed esce con me ad aprir le persiane. Mi segue passo passo scodinzolando.
 Ora in giardino. Nuova puntata di Baldo a caccia di draghi: con un salto atletico si avventa su una lucertola ignara, che scappa a rintanarsi tra i sassi. Dopo qualche sbuffo, inizia il suo giro di perlustrazione in giardino.
 Intanto mi preparo la colazione, apro il mio CasaFacile nuovo e assaporo la quiete del mattino.
 Il Baldo è ancora fuori, sdraiato vicino alla portafinestra, a portata di orecchio: appena sente che poso il bicchiere di succo, sa che tocca a lui mangiare. Gli verso le crocchette nella ciotola e lo chiamo. Mentre mangia, mi preparo per la prima parte della giornata. Mentre accendo il computer, il Baldo viene a ringraziarmi per la pappa, si pulisce il muso sui miei pantaloni, poi si accoccola sul suo giaciglio: quattro ore di lavoro per me, quattro ore di sonno per lui.

 B
 Quanto rumore per nulla. Ecco che scende le scale. Sarà mica già giorno? Io ho sonno! Vabbe', se proprio devi passare di qui, dammi una grattatina alla pancia, che non ci arrivo.
 Ehi, apre la porta! Eccomi! Ahhh, un po' di esercizio mattutino... prima il saluto al sole (yaaiiiin - sbadiglio)... poi lo stretching alle zampe di dietro... Seguo l'umana, magari mi fa altre due carezze.
Ah, finalmente si va in giardino. Pista, pista! C'è un drago tra i sassi! Lo prendo! L'ho quasi preso... Vedi te, cosa ti faccio la prossima volta. Tsk. Vabbe', ho altro da fare. Snaso, snaso, snaso, snaso. Controllo la situazione. Qui tutto bene, qui son passati due merli, di qua il riccio... il gattone è sotto le piante. Tutto a posto, torno alla base. Ah, che pacchia qui fuori al sole! L'umana sta mangiando: appena appoggia il bicchiere, tocca a me. Mmm, che fame!
 Pappa! Buona, saporita, gustosa. Finita! Devo proprio ringraziare l'umana: in questa pensione si mangia bene. Perfetto, la giornata si fa interessante: posso dedicarmi alla mia attività principale. Buonanotte... zzz... zzzz


(-239; determinazione: media; umore: rosino; obiettivo: coccolare il Baldo; risultato: ottenuto)

martedì 7 maggio 2013

Chez moi #19: banana!

Caro Diario,
 son lenta, ma prima o poi ci arrivo.
 Non mangio frutta da sempre. Mi infastidisce doverla pulire, preferisco un pacchetto di biscotti (già pronti), da vera pigra. E poi mi succede una cosa strana, alcuni frutti - naturalmente quelli che mi piacciono di più - mi fanno gonfiare labbra, lingua e gola, e io non respiro più. Mica piacevole. Così niente frutta.
 Ma la mia nuova dieta mi dice di mangiarne almeno due volte al giorno. Medito. E trovo la soluzione: posso mangiarla cotta (non chiedermi perché, ma cotta posso mangiarla senza alcun problema).
 Dopo anni di tentennamenti, oggi decido di provare. In programma una bella mela cotta. Ma il marito mi passa davanti smangiucchiando una profumatissima banana e cambio repentinamente idea: mi fo una banana cotta!

  1. Sbuccio la banana e la taglio a fettine;
  2. metto le fettine sul fondo di una padella, cospargo di zucchero e lascio cuocere (fuoco medio-alto; 5');
  3. ogni tanto mescolo e rigiro la banana, finché lo zucchero è ben sciolto e le fettine ben ammorbidite;
  4. verso in una ciotolina e assaggio.

 


 Caspita, ma quante sfumature di sapore ha una banana? Dolce, dolcissima, fin troppo dolce (quasi).
 Impiego almeno quindici anni per fare questo passo e scoprire tale bontà, però l'ho detto: son lenta, ma prima o poi ci arrivo.

(-240; determinazione: mpf; umore: ballerino; obiettivo: mangiar frutta; risultato: ottenuto)

lunedì 6 maggio 2013

Ventitreesima settimana

Caro Diario,
 sto scoprendo una grande verità.
 Per realizzare i miei propositi devo fare i conti non solo con la mia forza di volontà, ma anche con la mia memoria. A volte son talmente presa da quel che sto facendo - chiacchierare col marito, giocare col Baldo, leggere, mangiucchiare, eccetera, eccetera -, da dimenticarmi totalmente il mio programma giornaliero.
 Sì, mio caro Diario, ho un programma giornaliero (embe', che c'è di strano?). Divide la giornata in tante parti della durata di mezz'ora: inizia alle 7.30 e termina alle 23.30, per un totale di sedici ore di veglia e otto di nanna. Se tutto va bene.
 Spesso devo fare i conti con gli impegni, di lavoro e non. Come ieri: la tabella dice "al mattino sistemare lo studio", "nel primo pomeriggio riorganizzare i cassetti" e "nel pomeriggio passeggiata sotto il sole con la famiglia". Ma nada de nada: urgenza improvvisa, bisogna correre ai ripari. Nonostante il sole, l'aria tiepida, il marito sereno, il Baldo garrulo, il richiamo dei cassetti... insomma, nonostante la prima domenica perfetta da un po' di tempo a questa parte. Uff.
 Non mi pento, né mi dolgo, semplicemente son molto dispiaciuta che il Punto Della Situazione sia negativo: non riesco a svuotare le borse dello studio (causa: un improvviso attacco di lavorite acuta - vedi sopra. Molto perniciosa), né a cucinare il pane in casa (Causa: vera paura di far scoppiare il forno. Prima o poi passerà).
 Sicché il Nuovo Piano D'Attacco sarà un poco prevedibile:


(-241; determinazione: alta; umore: combattivo; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)

venerdì 3 maggio 2013

Dodici

Caro Diario,
 questa te la voglio proprio raccontare.
 Da dodici anni a questa parte, il primo maggio festeggiamo doppio. La seconda festa è per il nostro anniversario. Se c'è bel tempo e l'aria è calda, saltiamo sulla moto, con cibo furbo al sicuro nei bauletti, in cerca di un prato assolato nelle valli qua dietro. Quando il cielo è grigio e pesante, come ieri, ci dedichiamo a un caldo e sonnacchioso riposo, intervallato da grandi sorrisi e merende dolcissime.
 Ma un appuntamento resta fisso, sempre e con qualsiasi condizione climatica: la cena al Ristoro Antico di Olga e Gustavo. Loro sono una coppia affiatata, due persone squisite, ci accolgono ogni volta con un gran sorriso, un abbraccio e tanti vizi. In realtà accolgono tutti con simpatia e gentilezza, e con estrema delicatezza fan sentire ciascun ospite il protagonista di una serata speciale.
 Quando scendiamo le scale, mi sento a casa e in vacanza contemporaneamente. Ci sediamo al solito tavolo rotondo, solleviamo gli occhi alle volte per guardare con curiosità le nuove decorazioni e sospiriamo, pregustando la cena e le chiacchiere.
 Il cibo non è buono, di più, molto di più. Ogni boccone è un concerto di "Mmmm", assaporiamo con calma gustando tutti i sapori, che son morbidi e genuini. L'antipasto coi fiori e le piante del giardino in pastella, le fregnacce picene e lo stinchetto che sembra burro, dal tanto è morbido, sono opera di Olga; di Gustavo, invece, sono la charlotte di pere e cioccolato e il liquore al basilico.
 Alla fine della serata, siamo ancora più felici. Un po' rotondi, forse, ma sereni e contenti.
 Lui:"Il tempo passa veloce", io: "Son dodici anni, ma sembrano tre". Lui: "Quante cose assieme!", io: "Tante avventure fianco a fianco, vero?". Lui: "Quante risate...", io: "... e litigate!".
 Ah, l'amour!


(-245; determinazione: buona; umore: colorato; obiettivo: l'amour; risultato: ottenuto)
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