lunedì 30 settembre 2013

Quarantatreesima... no, quarantesima settimana (ops)

Caro Diario,
 sto dando i numeri.
 (365 - 96) : 30 = {scrib scrib scrib} 269 : 30 = {scrib scrib scrib} 8,9. Mumble mumble...
 Traduzione: trecentosessantacinque giorni in un anno, meno i novantasei giorni (registrati) mancanti al giorno Q, fa duecentosessantanove giorni già passati, che, diviso i trenta giorni medi di un mese, danno quasi nove mesi passati. Cioè mancherebbero ancora tre mesi. Ripeto: mumble mumble.
 In poche parole sto tentando (inconsciamente?) di posticipare di più di un mese il giorno Q! In realtà mancano solo... cinquantasei giorni? Ohimè lassa, povera tapina! Dov'è il sacchetto di carta antipanico? Anf.
 Di contro, non siamo nella quarantatreesima settimana, ma nella quarantesima... Tentativo (inconscio?) di anticipare la festa a sorpresa? Bah! Te l'ho detto, sto dando i numeri! 
 Cinquantasei giorni, ho ancora cinquantasei giorni per:
- tornare in forma smagliante
- convincere i capelli a gareggiare con quelli della Paola Marella
- adottare uno stile affascinante e conturbante che esprima al mondo la mia personalità multisfaccettata
- trovare il cocktail giusto di alimenti che allontani per sempre da questo corpo l'infiammazione diffusa
- in alternativa, trovare il cocktail giusto per consolarmi
- adottare una famiglia composta da governante/cameriera e maggiordomo/giardiniere
- ritrovare la grinta perduta
- rispettare gioiosamente le regole autoimposte e una certa disciplina salvavita
- godermi del bel tempo con la famiglia e gli amici
- rendermi conto che ne ho fatta di strada (pur stando sul divano)
- stilare una lista dei regali per il mio Qompleanno
- seguire un corso on-line di computazione cronologica - che è meglio
 Può bastare come Nuovo Piano D'Attacco?



(-56; determinazione: pigra; umore: bigio; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)

venerdì 27 settembre 2013

V.I.P.

Caro Diario,
 i giorni passano, ma le forti emozioni restano.
 Martedì vado a Milano. Prendo il mio treno, incontro un'amica e, chiacchierando, ci spostiamo verso corso Buenos Aires. Qui, al numero 52, siamo attese per un evento particolarissimo: l'inaugurazione del nuovo flagship store della Bassetti e la presentazione della nuova collezione disegnata da Kate Neckel, un'artista newyorkese simpaticissima e con molto talento. Entriamo e veniamo accolte come fossimo vip, e in un certo modo lo siamo: CasaFacile ha organizzato per noi e per le altre lettrici qualcosa di unico, disegnare con Kate!
 Tutte sui tavoli, ognuna con la sua federa bianca davanti, ascoltiamo Kate che racconta di affidarsi alla fantasia per esprimere in libertà la gioia di disegnare qualcosa di unico. Inizia con delle onde, perché ama il mare - è nata a Miami e vive a Manhattan, un'isola.
 L'osserviamo mentre disegna, poi, impugniamo un pennarello e ci abbandoniamo alle nostre fantasie.
 Mi piace disegnare. Fin da piccola disegno case, giardini, alberi, fiori, castelli, li riempio di piccoli particolari e mi lascio cullare da una piacevole sensazione, come fosse una grande carezza che mi avvolge. Mi sento beata, mentre disegno i miei piccoli mondi.


 E così, oltre a fare un giro a Milano (amata Milano), oltre a rivedere delle carissime amiche e incontrarne di nuove, oltre a sentirmi privilegiata per questa occasione unica, riscopro anche l'intenso piacere di disegnare e mi diverto come una matta.
 Ancora una volta, grazie CF.

(-99? argh! determinazione: così così; umore: opaco; obiettivo: mantenere vive le emozioni; risultato: ottenuto)

lunedì 23 settembre 2013

Sospiro a quattro ruote

Caro Diario,
 passano i giorni ma non le immagini, i pensieri, i sospiri, il desiderio.
 E' quasi un innamoramento, di quelli tosti e disperati, per cui ti struggi da mane a sera, chiedendoti come "come?!" coronare il tuo sogno d'amore.
 Sospiro. Son tre giorni che sospiro. Tutto inizia con venerdì, quando decidiamo di regalarci un giorno di vacanza a immaginare le nostre future vacanze. Tra caravan e camper, al Salone del Camper di Parma.


 Il camper riassume perfettamente l'idea che ho della vita: l'eterno duello tra gli opposti dissolto in una convivenza pacifica. In questo caso, il calore del nido e assieme la libertà del viaggio.
 Mai stata in vacanza in camper, sempre sognato di averne uno, fin da bambina: l'unico giocattolo per cui resto appiccicata alla vetrina ogni giorno è un piccolo camper blu con particolari rossi. Mi ci vedo a vivere con serenità e in completa libertà.
 Poi cresco e il lavoro che scelgo mi porta a essere una raminga: il lunedì in un posto, il giovedì già in movimento, il venerdì un punto di domanda. Pranzi passati su panchine ghiacciate o roventi, panini freddi, yogurt caldi, code interminabili in macchina per rincasare. Ci vorrebbe proprio un camper: vivere sul posto di lavoro stando a casa, con tutti i confort a portata di mano. 
 Poi mi capita di cambiare lavoro e di acquistare una casa senza rotelle. Ma sposo un uomo che ha il mio stesso anelito di libertà, per cui le vacanze non sono stanziali, ma un viaggio continuo per andare sempre più in là, per curiosare oltre, per assaggiare l'aria diversa. Ma quando la famiglia s'allarga, la moto non è sufficiente. Dove lo mettiamo il Baldo? Il bauletto oversize che potrebbe ospitarlo non è omologato...
 E così ci ritroviamo qui, a Parma. Già il parcheggio è una gioia per gli occhi: camper veri e vivi a profusione, occasioni esposte sulla strada sterrata, il profumo pungente del caffè - così inusuale in mezzo ai veicoli.
 Una giornata a: 
entrare e uscire da caravan e camper;
salire e scendere dagli scalini; 
aprire ante, cassetti, stipetti; 
curiosare in bagno e nel frigorifero; 
abbassare e alzare letti a ribalta; 
arrampicarmi sui letti e infilarmi nei garage; 
calcolare se la moto può entrare nel garage; 
provare la comodità di guida; 
aprire e chiudere porte scorrevoli (o quasi) di camere e docce; 
ruotare wc e spostare a destra e a sinistra lavandini.

 Ma, soprattutto, sedermi sulla dinette, guardarmi attorno e immaginare di: 
pitturare il legno di bianco,
ricoprire i sedili con stoffe colorate,
riempire di cuscini ogni superficie morbida,
aggiungere una carta da parati per mimetizzare la porta del bagno, 
cambiare i lampadari moderni a led con classiche lampadine a bulbo,
organizzare la dispensa,
riporre nei pensili le stoviglie di Rice,
sostituire la tenda a soffietto della camera con una tenda di perline colorate,
preparare la cuccia del Baldo,
eccetera,
eccetera,
moltiplicato mille.

 Qui ci vuole un altro gran sospiro. E mentre sospiro ancora (in questo preciso momento), mi chiedo se per noi sia meglio:
- una caravan
pro: praticamente un mini-appartamento con camera matrimoniale, living, angolo cucina e bagnetto; costi contenuti d'acquisto e di manutenzione; possibilità di spostarsi solo con la macchina per qualsiasi motivo (cena in centro città, spesa al volo in un negozietto, ...)
contro: si viaggia in macchina e non "in casa"; c'è bisogno di una macchina sostenuta (Pagnottella 'un je la fa); potrebbe essere necessaria una patente superiore

- un camper
pro: si viaggia "in casa"; basta la patente B; un grande garage;
contro: gli spazi sono più a incastro; letto troppo alto; costi sostenuti d'acquisto e di manutenzione; ci si deve spostare con tutta la "casa", sbaraccando veranda, tavoli, bbq, per qualsiasi motivo (vedi sopra)
 Ma, mio Caro Diario, non mi dispero. Abbiamo così taaaanto tempo davanti a noi per raccogliere testimonianze di caravanisti e camperisti, provare l'una e l'altro, e infine decidere.

Airstream: unico, enorme, assoluto sospiro. Colmo di cibo, poi, lo amo ancor di più.

(-103; determinazione: sviata; umore: solare; obiettivo: sognare; risultato: ottenuto; numero di volte che scrivo "sospiro": 6)

mercoledì 18 settembre 2013

Chez moi # 24: Cheesegordoncake

Caro Diario,
 qui fa freddo, evviva!
 Perché accendere il forno non sarà una penitenza, al contrario: una delizia. 
 L'autunno è il periodo che più si addice alla nostra cucina: all'ora del tè entra dalle finestre una luce calda, color biondo miele, che accarezza il legno, mi tira la maglia e chiede: "Dov'è la torta?"
 E quindi, all'ora del té, ecco che preparo una torta, con la luce dorata che curiosa tra ciotole, cucchiai, frusta, presine e pulsanti del forno.
 Tempo fa m'imbatto in una cheesecake semplice da fare, la ricetta è raccontata nientepopò di meno che da Gordon Ramsay. Che io adoro follemente (non tanto perché cuoco, quanto per i suoi saltelli e i numerosi - beep -, adorabile). Dicevo che mi sembra abbastanza facile da preparare, ergo:
  1. unisco lo zucchero alla ricotta in una terrina e mescolo finché non s'amalgama bene;
  2. sbatto tre uova in una ciotola, le verso nell'impasto e mescolo;
  3. aggiungo la farina e mescolo;
  4. grattugio la scorza del limone, lo spremo, aggiungo il tutto nella terrina e mescolo;
  5. verso l'impasto nella tortiera foderata di cartaforno bagnata e strizzata, e inforno (180°, 60');
  6. appena pronta, tolgo dal forno e assaggio!
 Brutta (tutto quel che cucino è brutto), ma buona. 

 Stasera mi regalo una cena coccola a base di tè nero ai frutti rossi e cheesegordoncake. La luce dorata se n'è andata da un paio d'ore e la sera ha indossato un mantello blu bucherellato di stelle. Mi accoccolo su divano e aspetto che rientri il marito dal suo viaggio. 
 Tieni la luna alla tua destra, un paio di tornanti su per la collina. Bentornato.
 (-108; determinazione: loffia; umore: moscio; obiettivo: coccolarmi; risultato: ottenuto)

mercoledì 11 settembre 2013

Chez moi # 23: pesto al peperone

Caro Diario, 
 tieniti forte: sto producendo.
 E' ora di pranzo. Fuori l'aria è fredda e la mia fame sogna una fumante polenta col gorgonzola. Ma nel frigorifero rosseggiano due peperoni, poverini. Van bene lo stesso, mi cimenterò in un pesto rosso!
 Dopo una veloce ricerca on line, trovo tre ricettine e le scechero in una versione golosa. Ecco qua:
  1. metto a bollire una pentola d'acqua, salo e butto la pasta;
  2. taglio a tocchetti i peperoni, li metto in padella assieme all'olio e lascio cuocere (10');
  3. sguscio le noci, spezzetto e faccio scaldare in un pentolino;
  4. verso i peperoni nel frullatore, poi l'aglio, le noci e infine il formaggio grattugiato;
  5. aggiusto di sale e aggiungo del timo;
  6. trasferisco la pasta nella padella, verso il pesto di peperoni e mescolo;
  7. impiatto e assaggio.
  Ne vale la pena di armeggiare su tre fuochi, tenendo in bilico le vecchie padelle. Le mani che dirigono l'orchestra, ruotano cucchiai di legno con agilità di polso, raccolgono a coppa tocchetti di peperoni e frammenti di noci, grattugiano formaggio, spolverano un zic di timo. Sono un mix tra il saltellante Gordon e la pacifica Nigella (molto poco la sorridente Csaba), quasi la dea Kalì dei fornelli.
 Non faccio in tempo a congratularmi con me stessa, che aaaaaaaaaah mi ustiono il labbro. Siiiimpatico sedanino ribelle, te ne pentirai! Ma nulla mi ferma, indomita, proseguo nella mia produzione.
 Mmm. Non è buono, è buonissimo. Anzi, ottimo.
 (-115; determinazione: operativa; umore: sonnacchioso; obiettivo: cucinare; risultato: buono!)

martedì 10 settembre 2013

Quarantesima settimana

Caro Diario,
 sono in modalità random.
 Faccio ginnastica, poi avvio una macchinata di panni b/n. Preparo la colazione e intanto bagno le piante. Aggiorno la posta e dimentico di svuotare la casella di posta (ma dov'è finita l'opzione "salva"?). Inizio un nuovo progetto e non finisco il vecchio. Libero la lavastoviglie, ma non la riempio. Butto via la carta, ma non la plastica (perché poi? boh). Disfo il letto e lo rifo in pochi minuti - ma non dirlo al marito, altrimenti son fregata. Preparo una lista e la lascio a casa. Riorganizzo il cassettone inselvatichito della credenza, ma non preparo il pranzo - una mozzarella al volo e via. Faccio ginnastica e mi guardo Gordon Ramsay (catartico). Studio e prendo il sole - tranne sul collo, perché il viso chinato... Passo la ramazza, poi ceno. Mi rilasso al pc, mentre lavoro.
 Argh.  
 In modalità random di cose ne produco più del previsto. Mi gira solo un pochino la testa. Come vivere al ritmo di una luce stroboscopica. 
 C'è solo una cosa che rimando, consciamente o inconsciamente - non so. Piegare e metter via i panni.
 Indovina un po' quale sarà il Nuovo Piano D'Attacco? 


(-116; determinazione: random; umore: fresco; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)

giovedì 5 settembre 2013

Tai chi! Salute

Caro Diario,
 un nuovo entusiasmante inizio.
 Hai presente tutti quei cinesi che la mattina presto si trovano in piazza e danzano una danza lentissima ma armoniosa? Ecco. Mi sono iscritta a un corso di Tai Chi.
 Desidero conoscere quest'arte da anni. Da anni mi vedo in un prato, vestita di bianco, coi capelli sciolti nella brezza mattutina, mentre eseguo mosse e posizioni al rallentatore. Di sottofondo il frinire dei grilli.
 Prima di esibirmi in giardino e trasformare in certezza il dubbio dei miei vicini ("Essa è pazza?" "Sì, lo è."), devo imparare di nuovo ad ascoltare il mio corpo, a trovare l'equilibrio, a ripristinare il collegamento mente-membra. E' da secoli che io e il mio corpo abbiam smesso di parlar la stessa lingua.
 Io mangio cibo sano, lui si gonfia. Io mangio schifezze, lui si sgonfia. Io faccio ginnastica, lui fa lo gnorri. Probabilmente ho perso il punto di contatto.
 Perciò mi do alla "boxe della suprema polarità" (eh?). Dice il saggio:
Nel movimento il Tai Chi crea lo Yang.
Quando il movimento ha raggiunto il suo limite, c'è l'immobilità.
Quando immobile, il Tai Chi crea lo Yin.
Quando l'immobilità ha raggiunto il suo limite, c'è il ritorno al movimento.
Movimento e Immobilità si alternano.
Uno è l'origine dell'altro.
   Vagamente sospettosa che l'elemento Yin la faccia da padrone, qui dalle mie parti. Vabbe', vado a riesumare la tuta dal cassetto dei dimenticati: stasera prima lezione. Yep!

(-121; determinazione: alta; umore: alto; obiettivo: imparare il Tai Chi; risultato: in fieri)

martedì 3 settembre 2013

Trentanovesima settimana

Caro Diario,
 i giorni corrono veloci.
 Per fortuna corrono veloci anche quelli super indaffarati, quelli che vorresti vivere tutti contemporaneamente in un'unica densa e bollente giornata. E si riparte dal punto in cui s'è interrotto il corso.
 Son due mattine che mi sveglio riposata, mi alzo, un po' di ginnastica, una dolce colazione, qualcosina di casalingo, e poi, solo poi, il lavoro. E pasti degni di questo nome! E di nuovo una mezz'ora dedicata alla casa e una a me, prima che venga sera e il sonno e la sereneità della notte.
 Mi capita così ogni volta. Inseguo la routine, e lei fugge lontana, per poi tornare ad ammiccarmi dicendo: "Prova a prendermi, se ci riesci!" Alterno momenti di corse disperate e folli verso il traguardo, a momenti di calma piatta. Nei primi penso a tutto quello che vorrei fare di bello, nei secondi elenco tutto quel che dovrei fare (di brutto).
 Cucine come la mia (in questo momento), le puoi vedere solo nel retro dei ristoranti, quando il lavapiatti non riesce a stare al ritmo delle mascelle affamate. Pile e cataste di piatti, padelle e non solo, pseudo installazioni di arte contemporanea - di quella che t'inquieta coi suoi volumi minacciosi. Il povero parquet sviene per asfissia, sotto strati di peli canini e briciole di merende umane. Costellato da pois irregolari, di cui non voglio conoscere l'origine. I vestiti giacciono caldi di sole sui mobili di due stanze, o languono al buio in quel che rimane della lavanderia.
 Una casa abbandonata. Da riportare in vita. Diomio, mi aspettano giorni di lavoro massaiese spietato. Solo per tornare al punto di partenza. E poi, solo dopo, potrò finalmente godermi le mie giornate, il sole caldo e l'aria fresca di settembre, le passeggiate al lago, le vetrine dei negozi, le chiacchiere selvagge, le mani operose in nuovi progetti a lungo rimandati.
 Ergopercui, il Nuovo Piano D'Attacco sarà:


(-123; determinazione: alta; umore: solare; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)
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